Settimanale ilFRIULI
nr. 9 – 11 marzo 2011
Economia - pagina 11
Il progetto per rendere Monfalcone la porta d’ingresso delle merci per l’Europa centro-orientale sta affondando nonostante gli sforzi della politica locale: ecco perché.
di Rossano Cattivello
LA VERITA’
SUL SUPERPORTO
Al netto delle beghe politiche, la vicenda del superporto di Monfalcone e del suo affondamento ha una spiegazione industrialmente e drammaticamente lineare, rappresentando alla fine un ulteriore segnale che l'Italia e, quindi, il Friuli hanno imboccato la strada del declino. Tutto nasce dalla volontà della danese Maerks, il primo operatore logistico al mondo e gestore del 50% dei traffici navali del Mediterraneo, di creare una propria base logistica a sud delle Alpi in cui convogliare i traffici merci tra Far East e Centro ed Est Europa. Di fatto, quindi, dirottandoli dagli attuali porti di sbarco del Nord Europa, come Rotterdam, Amburgo e Anversa.
PALETTI INDUSTRIALI
Maerks è pronto, ovviamente, a pagare l'affitto per una dotazione infrastrutturale adeguata, sostenuta da un partner finanziario quale il gruppo Unicredit. Fin qui tutto liscio. I problemi sono nati da alcuni paletti fissati dalla stessa Maerks. La base logistica deve essere una sola, individuata a Monfalcone, e non dispersa su più porti: questo ha subito generato diversi malumori di campanile, da Trieste a Venezia. L’operarore ferroviario per il trasporto dei container oltre le alpi, poi, deve essere quello della stessa Maerks, vista la scarsa affidabilità delle ferrovie italiane.
La bagarre politica degli ultimi mesi non ha fatto che complicare le cose. Da ultimo la palla è stata raccolta dal premier Silvio Berlusconi che ha affidato la soluzione a un tavolo composto da 7 ministri. Quelli espressione del Sud hanno remato contro il progetto in Alto Adriatico, preoccupati per le perdite di traffico che potrebbero subire i moribondi porti di Taranto e Gioia Tauro.
PONTI D’ORO DALLA SLOVENIA
A quel punto sono arrivati gli sloveni, che hanno costruito ponti d'oro per l'approdo di Maerks a Capodistria. La loro proposta è quella di fare transitare i convogli ferroviari lungo l'asse Lubiana-Maribor-Graz, bypassando quindi il Friuli e la sua sottoutilizzata linea Pontebbana. Tale soluzione, paradossalmente, vede possibilista la stessa Trieste, che si accontenterebbe delle briciole concesse dal vicino sloveno, agevolate da un collegamento ferroviario lungo la costa, piuttosto che subire la concorrenza di Monfalcone.
La fine della vicenda non è ancora stata scritta, ma lo sarà a breve. Di certo, salta all'occhio l'ulteriore prova dell'incapacità italiana di una moderna strategia per i traffici mercantili e la logistica. A perderci sarà il Friuli, piccolo punto sulla carta geografica, e la sua vocazione a essere snodo nevralgico del corridoio Baltico-Adriatico.
A questo punto, tre domande:
RispondiElimina1) a cosa serve la già "inutile" TAV/TAC Venezia-Trieste? Idem, la terza corsia austradale Venezia-Trieste...
2) e gli industriali friulani che tanto spingono per TAV, elettrodotti aerei, autostrade, ecc., cosa stanno facendo per la portualità friulana (San Giorgio di Nogaro e Monfalcone)?
3) Il centro di smistamento merci di Cervignano, continuerà allora ad essere senza futuro?