di PAOLO MEDEOSSI
Dare un nome a una strada o a una piazza è una scelta importante, un po' come accade con i bambini. Solo che per questi ultimi la decisione rispecchia i gusti dei genitori e al massimo dei nonni, mentre la toponomastica di una città chiama in causa ragioni storiche, politiche, culturali, tanto che la lettura complessiva della situazione, sedimentatasi nel tempo, offre inedite chiavi di lettura su quale sia l'anima di un luogo, al di là di chi l'ha amministrato nelle varie epoche. Su Udine si possono trovare notizie interessanti in un testo del professor Gianfranco D'Aronco, Conformismi toponomistici – Rivisitiamo lo stradario udinese , nel quale l'intellettuale autonomista ravvisa, come del resto è accaduto nelle altre città italiane, il generoso spazio dato ai nomi della storia patria, premiando anche chi forse tanto onore non lo avrebbe meritato. «Lo stradario di Udine – dice D'Aronco – ci accompagna per tutta la vita, e costituisce un implacabile mezzo di persuasione occulta per i cittadini, sulla base di nomi, di località, di date.
Dare un nome a una strada o a una piazza è una scelta importante, un po' come accade con i bambini. Solo che per questi ultimi la decisione rispecchia i gusti dei genitori e al massimo dei nonni, mentre la toponomastica di una città chiama in causa ragioni storiche, politiche, culturali, tanto che la lettura complessiva della situazione, sedimentatasi nel tempo, offre inedite chiavi di lettura su quale sia l'anima di un luogo, al di là di chi l'ha amministrato nelle varie epoche. Su Udine si possono trovare notizie interessanti in un testo del professor Gianfranco D'Aronco, Conformismi toponomistici – Rivisitiamo lo stradario udinese , nel quale l'intellettuale autonomista ravvisa, come del resto è accaduto nelle altre città italiane, il generoso spazio dato ai nomi della storia patria, premiando anche chi forse tanto onore non lo avrebbe meritato. «Lo stradario di Udine – dice D'Aronco – ci accompagna per tutta la vita, e costituisce un implacabile mezzo di persuasione occulta per i cittadini, sulla base di nomi, di località, di date.
Considerazione generale: in tutti questi nomi può davvero identificarsi la nazione? È un'immagine retorica o è specchio, seppure parziale, della realtà? L'intitolazione di vie e piazze a questo o quello costituisce sempre una specie di beatificazione ufficiale di personaggi, additati poi quotidianamente all'attenzione dei passanti, quali esempi preclari in vari campi, ma soprattutto militari e politici». Tanta attenzione invece Udine non sembra averla dimostrata verso la terra di cui è capitale. Tempo fa avevamo sottolineato la strana scelta di confinare via Friuli in una zona periferica, come laterale della ben più imponente via Colugna. Ma c'è un'altra cosa da indicare alla riflessione di chi si occupa di questi argomenti. La toponomastica ufficiale, con la decisione di dare nomi definitivi alle strade, non affidandosi solo alla tradizione, fece il suo ingresso a Udine nel 1877, ma solamente nel 1955 si decise che era giunto il momento di onorare in qualche modo il Friuli e dunque si optò per una stradina che allora si perdeva nei campi e, nello stesso momento, si diede il nome pure all'arteria lì accanto, chiamandola via dei Pascoli. Che poi questa freddezza verso il Friuli, almeno nell'ambito della toponomastica, sia un atteggiamento costante è confermato dalla destinazione data ad altre strade intitolate ai personaggi che si sono battuti, nella cultura e nella politica, per il Friuli. Pre Checo Placerean, a esempio, è finito in una stradina abbastanza invisibile nella zona di viale Leonardo da Vinci, don Giuseppe Marchetti ha trovato un po' di spazio ai Paparotti (essendo una continuazione di via Lea D'Orlandi mentre parallela è via Chino Ermacora), il senatore Tiziano Tessitori è stato ricordato solo nel 1998, a Cussignacco, con una strada nella zona annonaria. Un po' meglio è andata a Pasolini che, a dir la verità, ha dovuto attendere molto fi nchè attorno al 1995, in occasione dei 20 anni dalla morte, è passato dalla dimenticanza alla beatificazione e allora si è visto assegnare lo stradone che unisce il centro alla zona dello stadio, prima noto come viale dell'Emigrazione. Personaggi importanti che invece ancora attendono un segno di attenzione sono Luigi Ciceri e Aldo Rizzi, per i quali bisognerà pur fare qualcosa se esiste una giusta memoria. Infine, un caso strano. Pochi sanno che in città esiste una via Porzûs, che però non è segnata nelle mappe cittadine e nemmeno la si trova su quelle in Internet. Una strada desaparecida , ma che c'è. Sapendo tutti cosa accadde alle malghe di Porzûs nel febbraio 1945, si potrebbe immaginare che il nome ricordi la strage che segnò una pagina tragica nella storia della Resistenza avendo grande peso sulle vicende successive, per decenni. E invece non è così: l'intitolazione, decisa nell'autunno del 2008, escluse il motivo storico volendo invece omaggiare solo il paese di Porzûs, frazione di Attimis. Leggendo le cronache del tempo, par di capire che si volle così evitare un caso politico all'interno dell'amministrazione. Eppure due vittime dell’eccidio, Francesco De Gregori (il partigiano Bolla) e Gastone Valente (Enea), già nel 1977 si videro dedicare strade nel quartiere di via Di Giusto dove parecchie arterie richiamano nomi della lotta di Liberazione. Il caso di Porzûs fa capire insomma che la toponomastica non è poi una questione tanto irrilevante. Ma - c'è da chiedersi infine - dove si trova questa strada? Poco o nulla che la indichi, bisogna cercarsela da soli, fra le laterali di via Liguria, verso Godia. Una strada breve, piccolina, senza sbocco, con due-tre capannoni ancora vuoti. In fondo c'è solo un'azienda di resistenze elettriche
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