TUTELA
MINORANZA
LINGUISTICA FRIULANA
LINGUISTICA FRIULANA
IL 21 FEBBRAIO 2018
IN TUTTO IL MONDO SI FESTEGGIA
LA GIORNATA INTERNAZIONALE
DELLA LINGUA MADRE
"L’ARLeF (Agjenzie regjonâl pe lenghe furlane) anticipa di qualche giorno le celebrazioni per la Giornata Internazionale della Lingua Madre. In tutto il mondo, infatti, la Giornata si festeggia il 21 di febbraio, ma l’ARLeF, per dare occasioni di confronto sulla diversità linguistica a un pubblico più vasto, sabato 17 febbraio ha deciso di organizzare una serata dedicata alla lingua friulana e alla ricchezza delle sue varietà, anche nelle produzioni artistiche. L’evento sarà incentrato sulla musica, le parole, i suoni e le voci della lingua e prevede, come evento clou, il concerto di Franco Giordani. Il cantautore friulano si esibirà (con ingresso gratuito), alle ore 21.00, al Teatro San Giorgio di Udine, proponendo le canzoni in gran parte estratte dal suo ultimo lavoro musicale: Truòisparìs. (...)"
dal quotidiano FriuliSera.it
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PRO MEMORIA
PRO MEMORIA
PER
MAI DIMENTICARE
GLI
SBERLEFFI
E LE OFFESE MEDIATICHE
E LE OFFESE MEDIATICHE
DEL
2009!!
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26
agosto 2009
Il
giornalista Tommaso Cerno dalle pagine del settimanale
l'Espresso mette alla gogna la minoranza linguistica friulana
e da il via ad un incredibile e assurdo attacco a livello nazionale
ai diritti linguistici dei friulani.
We speak furlân
In Friuli il dialetto è già legge. Con insegnamento nelle scuole, cartelli bilingue e la traduzione simultanea alla Regione. Uno spreco da 35 milioni
di
Tommaso
Cerno
Centinaia
e centinaia furono all'epoca le lettere di protesta inviate al
settimanale l'Espresso. Non
“UNA” fu pubblicata dalla redazione di questo settimanale,
violando così il diritto di replica della minoranza linguistica
friulana pesantemente offesa e attaccata nei suoi diritti linguistici e umani primari.
Tra queste centinaia e centinaia di lettere di protesta, c'era anche il Comunicato Stampa del Comitato 482. Anche questo Comunicato stampa fu del tutto ignorato dalla Redazione del settimanale l'Espresso.
Tra queste centinaia e centinaia di lettere di protesta, c'era anche il Comunicato Stampa del Comitato 482. Anche questo Comunicato stampa fu del tutto ignorato dalla Redazione del settimanale l'Espresso.
Nel
sito del Comitato 482, per chi ne fosse interessato, c'è un ricco dossier sugli attacchi della
stampa italiana ai diritti linguistici del popolo friulano. http://com482.altervista.org/dossier.htm
***
Dossier:
gli attacchi della stampa italiana
ai
diritti linguistici del popolo friulano
1/8
Alla
fine dell'estate 2009 la stampa italiana ha lanciato un pesante
attacco contro la minoranza linguistica friulana cercando di
dipingere la lingua friulana come un "dialetto" e definendo
i (pochi) soldi impiegati per le politiche di tutela "uno spreco
di danaro pubblico". In questo dossier si documentano questi
attacchi mediatici e le campagne di risposta del Comitato 482. Il
primo articolo contro i diritti linguistici del popolo friulano è
stato pubblicato da "L'Espresso" a fine agosto 2009. We
speak furlân. In
Friuli il dialetto è già legge. Con insegnamento nelle scuole,
cartelli bilingue e la traduzione simultanea alla Regione. Uno spreco
da 35 milioni.
(da
L'Espresso - 26
agosto 2009) (...)
Ecco
il Comunicato di risposta del Comitato 482
Egregio
Direttore de L’espresso, Daniela Hamaui,
non
è la prima volta che la lingua friulana e la comunità che la parla
si trovano ad essere attaccati sulla stampa, ma
raramente ci è capitato di leggere un articolo così zeppo di
faziosità, falsità, errori, imprecisioni, insinuazioni ed ironie
fuori luogo come “We
speak furlân”
di Tommaso Cerno,
pubblicato sull’ultimo numero del settimanale da lei diretto.
Talmente zeppo che, per rispondere debitamente a tutte le
affermazioni scorrette e alle allusioni malevole fatte dall’autore
dell’articolo, dovremmo impiegare ben più dello spazio che questa
lettera ci offre. Per questo ci limiteremo a rispondere solo ad
alcuni dei punti sollevati nell’articolo.
“In
Friuli il dialetto è già legge”
recita il sommario. Ad oltre 130 anni dalla
pubblicazione dei “Saggi ladini” di Graziadio Isaia Ascoli, padre
della glottologia italiana, non vi è ancora giunta notizia che il
friulano non è un dialetto italiano, ma una lingua retoromanza
strettamente imparentata col romancio (una delle quattro lingue
nazionali della Svizzera) e col ladino dolomitico (che nella
provincia di Bolzano è coufficiale con tedesco ed italiano)?
Passi che non ne conosciate la storia e le caratteristiche, ma che
non sappiate nemmeno che si tratta di una lingua riconosciuta come
tale sia dallo stato italiano, sia dalle autorità europee non depone
certo a vostro favore!
Quanto
l’argomento vi sia ignoto è dimostrato anche dalla capacità di
sbagliare praticamente tutte le parole in friulano citate
nell’articolo, a cominciare da quella riportata nel titolo. Non di
“furlân” si tratta, ma di “furlan”, e poi “Vignesje”
per “Vignesie”, “dizionâr” per “dizionari”, ecc.
È
legittimo, allora, chiedersi con che accuratezza può riportare delle
interviste un autore che non è nemmeno capace di trascrivere
correttamente una parola? Ne sapranno certamente
qualcosa i citati Edouard Ballaman (presidente del Consiglio
regionale del Friuli – Venezia Giulia) e Sergio Cecotti (ex sindaco
di Udine)…
Alla
base di tutto c’è un concetto molto semplice: i diritti
linguistici sono parte dei diritti umani e la loro garanzia è uno
dei compiti fondamentali di una vera democrazia.
Era chiaro per i padri costituenti dell’Italia repubblicana
che, non a caso, hanno affrontato la questione nell’articolo 6
della Costituzione della Repubblica italiana. Un
po’ meno chiaro per i loro successori, purtroppo, visto che per la
parziale attuazione di tale articolo hanno atteso oltre
cinquant’anni: è solo del 1999, infatti, la prima legge statale
(482/99) di tutela della minoranze linguistiche. Un
risultato ottenuto anche grazie alle dure battaglie dei friulani, a
cominciare dal deputato comunista Mario
Lizzero, uno dei massimi esponenti della Resistenza friulana.
Proprio
la 482/99 prevede per i friulani, e per altre undici comunità
minorizzate, la tutela parziale dei loro diritti linguistici
garantendo la presenza della loro lingua propria nella scuola, nelle
amministrazioni pubbliche, nella toponomastica e nella
radiotelevisione pubblica.
A
proposito, se proprio ci tenete a pubblicare qualcosa sull’argomento,
perché non fate una bell’inchiesta sulle ripetute violazioni e sui
ritardi nell’applicazione della legge statale 482/99?
Basterebbe citare la violazione di quanto previsto dalla 482 da parte
degli ultimi contratti di servizio tra il Ministero delle
Comunicazioni e la RAI: altro che la “tv bilingue”
descritta dall’autore dell’articolo! Una situazione denunciata
più volte dalle autorità europee attraverso le Raccomandazioni
sull'applicazione della “Convenzione quadro per la protezione delle
minoranze nazionali” (che, pensate un po’, si applica anche ai
friulani!), ma di cui la “grande”
stampa italiana si è sempre disinteressata, forse perché troppo
impegnata a dare un’interpretazione in chiave moderna del
fascistissimo “Vietato sputare per terra e parlare in dialetto”.
Relativamente
alle cifre spese e ai risultati ottenuti, ci limitiamo a citare un
solo caso, quello del “Grant
Dizionari Bilengâl Talian – Furlan” (GDBTF).
“Dopo dieci anni non ne
esiste una sola copia su carta”
si legge nell’articolo.
Peccato
che l’autore del pezzo si dimentichi di ricordare che tale
opera
(che se stampata richiederebbe diversi volumi) è
nata come strumento informatico e non cartaceo!
La cui prima edizione è disponibile da anni in rete sul sito del
“Centri Friûl Lenghe 2000”, dove è stato consultato oltre
200.000 volte e scaricato da oltre 5.000 persone (oltre alle 8.000
copie distribuite su cd), e la cui seconda edizione ampliata è stata
presentata ufficialmente nel 2008 con altrettanto successo.
Per l’autore dell’articolo, tuttavia,
il GDBTF rappresenta un chiaro esempio dei “risultati non sempre
brillanti” ottenuti con i fondi per il friulano. Non la pensano
così un certo Tullio De Mauro ed inutili istituti di periferia quali
l’Università di Stoccolma, l’Istituto di Ricerca per le Lingue
della Finlandia, il CNR di Pisa. Secondo voi a chi viene più facile
dare credito? Rimane però la questione delle spese sostenute:
secondo esperti esterni al GDBTF pare che, opere analoghe fatte
altrove, siano costate molto, ma molto di più… Alla faccia degli
sprechi!
È
possibile che i miseri fondi per il friulano (fare paragoni con i
fondi per il catalano, il basco o il gallese – in questi ultimi due
casi con un numero di parlanti simile a quello del friulano – ci
sembra umiliante per lo stato italiano, ma perfino la Francia
centralista investe di più per il bretone, parlato da circa 300 mila
persone, di quanto non facciano attualmente il Governo italiano e la
Regione Friuli – Venezia Giulia per il friulano) abbiano attirato
degli approfittatori. È possibile, inoltre, che ci siano state delle
spese inutili e degli sprechi.
Però, ci piacerebbe conoscere anche un solo settore in cui, nello
stato italiano, non ve ne siano, a cominciare dai finanziamenti
pubblici per l’editoria e per la stampa: soldi pagati da tutti i
cittadini italiani, anche da noi poveri contadini e montanari che ci
ostianiamo a “speakare furlân”. Con le poche
risorse a disposizione e con la passione e le competenze di molti
volontari in Friuli si sta cercando di garantire i diritti
linguistici: cioè la possibilità per tutti di utilizzare la propria
lingua madre in maniera normale, ossia in tutti gli ambiti della
vita. È un concetto base della democrazia e del rispetto dei diritti
umani. Per cui che vi permettiate di parlare
di “uno spreco da 35
milioni” e di “follie
federaliste” più che un
insulto a quanti da anni si battono per il riconoscimento dei diritti
linguistici propri ed altrui (la nostra battaglia, infatti, vale
anche per le altre comunità minorizzate che vivono nello stato
italiano) è una macchia sulla
capacità del giornalismo italiano di abbandonare gli stereotipi del
nazionalismo italiano (fascista e non) e di trattare con rispetto e
con onestà quanti sono diversi per lingua ed identità.
Cordiali
saluti.
Udine,
30/08/2009
Il
portavoce del Comitato 482
Carlo
Puppo
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pubblichiamo due lettere che riteniamo significative e rappresentative delle centinaia e centinaia di lettere inviate alla Redazione del settimanale l'ESPRESSO e mai pubblicate sul settimanale stesso.
Spettabile
Direttore,
mi
è dispiaciuto molto leggere sulla sua rivista l'articolo "We
speak furlân" di Tommaso Cerno.
Tale
articolo riporta un'incredibile quantità di errori e, dispiace
dirlo, menzogne: a Cerno infatti non si può nemmeno concedere la
scusa della scarsa informazione, visto che conosce personalmente la
realtà friulana, ma la ritrae del tutto deformata per pura mala
fede. Invece di gettare il fumo negli occhi ai lettori con la
fantomatica enormità degli sprechi pubblici rispetto alle lingue
minoritarie, la cui tutela al contrario è drammaticamente
sottofinanziata, mi parrebbe molto più opportuno che la sua rivista
pubblicasse un'inchiesta seria sulla reale situazione delle lingue
minoritarie in Italia. Pare infatti non vi siate accorti che,
nonostante in Italia esistano, siano riconosciute e ufficialmente
tutelate 12 minoranze linguistiche storiche, nella maggioranza dei
casi, le istituzioni stesse infrangano la Costituzione e le leggi
della Repubblica Italiana, continuando una politica di nazionalismo
sciovinista che finisce per impoverire il "Bel Paese" e per
allontanarlo dall'Europa e dalla democrazia. Complimenti
a Tommaso Cerno per il suo contributo personale in questo percorso
verso l'inciviltà: all'Espresso
invece, l'augurio di mettere a fuoco con più lucidità uno dei punti
dolenti della nostra società: quello dell'accettazione e della
valorizzazione delle diversità, anche di quelle linguistiche.
Sandri
Carrozzo
...........
Preg.mo
Signor Direttore,
ho
letto con interesse l'articolo "We speak furlân"
(l'accento circonflesso è di troppo!) di Tommaso Cerno pubblicato
sull'ultimo numero di «L'Espresso». Le informazioni in esso
riportate, cioè i dati sulle importanti misure di promozione
adottate per la salvaguardia del friulano (non importa se 'dialetto'
o 'lingua'), dovrebbero far inorgoglire i cittadini Italiani:
finalmente anche il nostro Paese, sia pure dedicandovi poche risorse
economiche (mi riferisco agli scarni due milioni e mezzo di euro stanziati
per l'anno corrente dallo Stato da dividere fra tutte le 12 comunità
di lingue storiche minoritarie tutelate dalla legge 482/1999) ha
cominciato ad allinearsi con quanto civilmente già da tanto tempo si
è fatto o si sta facendo in Europa nello stesso campo con l'impiego
di risorse superiori decine se non centinaia di volte ai nostri
stanziamenti statali. Ai fondi dello Stato la Regione Friuli-Venezia
Giulia ha aggiunto, meritoriamente, la sua parte, consapevole
dell'importanza della salvaguardia di un patrimono
linguistico-storico-culturale rappresentato da più di mezzo milione
di parlanti attivi (cui se ne aggiungono alcune centinaia di migliaia
con competenza passiva). E invece no: il
tono sarcastico-denigratorio-canzonatorio-mistificatore che,
mescolato alla presentazione dei fatti, serpeggia in tutto l'articolo
vuole abilmente convincere il lettore che si tratta di operazioni di
poco conto, inutili, ridicole, peggio ancora di «Uno
spreco da 35 milioni» (senza però sottolineare che si tratta della
somma stanziata nei bilanci di complessivi 14 anni).
Ritengo
che il pezzo di Tommaso Cerno possa essere proposto nelle scuole di
giornalismo quale modello atto a dimostrare come gli stessi fatti e
dati, a seconda della interessata manipolazione del regista esperto,
possano portare a conclusioni lodevolmente positive o riprovevolmente
negative.
Saluti
distinti,
G.
Frau
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BUONA GIORNATA INTERNAZIONALE
DELLA LINGUA MADRE!!
LA REDAZIONE DEL BLOG
La Giornata Internazionale della Lingua Madre, è stata istituita nel 1999 dall’Unesco, per promuovere la diversità linguistica e culturale e il multilinguismo. Viene celebrata in tutto il mondo a ricordo di un drammatico episodio risalente al 21 febbraio 1952, nel quale quattro studenti bengalesi dell’Università di Dacca (a cui se ne aggiunsero altri nei giorni a seguire), furono uccisi dalla polizia di quello che allora era il Pakistan orientale, mentre rivendicavano l’ufficialità della loro lingua, il bengalese.
RispondiEliminaE' di fondamentale importanza, sotto elezioni, far conoscere cosa hanno veramente fatto e detto i candidati. Non conta nulla quello che dicono e promettono durante la campagna elettorale. Conta quello che realmente pensano e hanno palesato nella vita vera, nella professione. Cerno sul friulano e quindi per il Friuli pensa quello che ha scritto in quella intervista. Ne tengano conto i friulani quando al seggio metteranno la crocetta.
RispondiEliminaNaturalmente bisogna sviscerare anche le perle di altri candidati, di qualsiasi partito e schieramento perché, parafrasando un noto detto: "In vita veritas".
mandi Ubaldo,
Eliminaè vero che ci sono anche altre perle, come ad esempio quella dell'ex Presidente di regione Renzo Tondo per il quale la tutela della lingua friulana è una "CAZZATA". E altre perle potremmo ancora menzionare...
Cerno ignora perfino la grammatica italiana: ha scritto "cartelli bilingue" anziché "bilingui" !
RispondiEliminaC'è comunque un dato di fatto da evidenziare: l'assenza in regione nel dibattito elettorale dei diritti linguistici dei friulani, sloveni e germanici (solo oltre il 50 % dell'intera popolazione regionale).
RispondiEliminaIl tema più gettonato è i nomi dei politici da mettere in lista: forse è un po' poco?