Salvare
il Friuli
dalla
retrocessione
di
Giancarlo
Castellarin
Mentre
la Serracchiani è impegnata a Roma a fare riforme non prioritarie o
di facciata (dopo quelle in Friuli-V.G.) e con un referendum su
modifiche alla Costituzione mirate a ridurre la sovranità del
cittadino elettore e pure la tutela delle minoranze linguistiche non
ancorate a un accordo Internazionale pre-legge 482/99, cosa succede
in regione?
C’è
un personaggio a Trieste, l’ineffabile senatore Francesco
Russo
del Partito Democratico, diventato
famoso per aver
dirottato duecento mila elettori friulani dalla sera alla mattina
nella riserva elettorale triestina del nuovo ipotizzato Parlamento,
nella totale indifferenza e silenzio-assenso della Presidente
regionale, che pur aveva giurato di rappresentare tutto il
Friuli-Venezia Giulia, con l’ovvio consenso del nuovo acquisto del
PD regionale cioè il senatore Alessandro Maran da sempre antifriulano.
Bene!
Russo ora è ripartito con una campagna per regalare a
Trieste cinque miliardi di investimenti nell’ambito di Porto
Vecchio.
Eppure
è noto che l’area in crisi economica in regione, dai monti al
mare, non è certo Trieste (dove i pubblici dipendenti abbondano, ci
sono anche quelli delle partecipate statali, e dei monopoli
assicurativi) ma piuttosto il Friuli, (province di Pn, Ud e Go, con l'eccezione di Monfalcone che tira abbastanza), soprattutto
per la grave crisi del manifatturiero.
Nel
territorio friulano ormai il declino diventa evidente, soprattutto
rispetto alle altre regioni del Nord, facendo imboccare al Friuli
la situazione di ritardo e sottosviluppo che ricorda gli anni dei
due dopo guerra.
Ma,
la “montagna” Giunta regionale, ha partorito il topolino, vale
a dire i Por-Fsr per rilanciare il Manifatturiero, con evviva nella
stampa locale, per i 23 milioni stanziati. Dico
23 milioni, cioè poco più di quanto ha speso la Giunta regionale
per salvare i teatri triestini, oppure gli altri venti milioni circa
subito consegnati al Ciclosincrotone triestino nell’Area di ricerca di
Padriciano, da sempre prediletta dalle Giunte
Regionali.
Si,
c’è anche qualche altro marchingegno di pubblico intervento per
sostenere programmi di investimento delle imprese, che però funziona
male. Ma
non basta, per il PD regionale basta accentrare a Trieste tutti i
Consorzi industriali e le Camere di commercio e al compimento di
questa campagna di burocratizzazioni, senz’altro l’economia
riparte.
Cari
consiglieri regionali dopo tanto tempo perso, di quanto e di che
contenuti, deve essere un Pacchetto Friuli per il rilancio?
Si
tiene fermo il quasi miliardo di capitale che la regione ha in serbo
(secondo recenti statistiche pubblicate dalla stampa nazionale come
altre regioni virtuose e senza i debiti stile lazial-romani), per le
solite redistribuzioni della prossima campagna elettorale? Ma
ora tutte queste cose messe assieme ad altre elencabili, ci portano
ad affermare senza alcun dubbio che le due ultime giunte regionali
(cioè Tondo e soprattutto Serracchiani) sono condotte da forze
inequivocabilmente politicamente indifferenti e ostili alla
complessa realtà friulana e non sono in grado di formulare un piano
che ci comprende.
Ricordiamo la battuta emersa dalla sala riunioni della Giunta regionale Serracchiani che diceva: Triestini non avete capito che abbiamo destrutturato il Friuli?
Dice Giorgio Matassi su Facebook: Trieste consuma 1/3 delle risorse regionali con meno di un 1/4 della popolazione... (poi, dico io, è esattamente un quinto come territorio, con la provincia) e tutti i tentativi di riequilibrio fatti negli ultimi 20 anni non hanno prodotto nulla....anzi ulteriori asservimenti. Ma per il PD regionale e Serracchiani, sono i piccoli comuni, che dissipano.
Se
l’emergenza di rappresentanza politica del Friuli scende a questi
livelli, ogni iniziativa per invertire l’attuale direzione di
marcia va bene, come quella dei referendum regionali, bocciati per un
voto dal consiglio regionale.
Dopo
questa ennesima battuta di arresto dobbiamo riorganizzare le forze
per far uscire il Friuli dal percorso della retrocessione e da nuove e vecchie sudditanze.
Giancarlo
Castellarin
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Il documento a firma di Giancarlo Castellarin è stato pubblicato sul settimanale della Arcidiocesi di Udine, LA VITA CATTOLICA, mercoledì 28 settembre 2016 – rubrica “Giornale aperto”.
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