Lingua
friulana,
tour
nelle scuole per
dal sito
on-line
del
settimanale
dell'Arcidiocesi di Udine
dell'Arcidiocesi di Udine
LA VITA
CATTOLICA
"In
merito all'insegnamento del friulano nella scuola, c'è la necessità
di ricordare ai dirigenti che si tratta non solo di applicare una
legge dello Stato ma anche di superare alcuni pregiudizi e
comprendere che si tratta di un percorso di apertura".
Lo ha affermato l'assessore
regionale all'Istruzione, Loredana Panariti,
rendendo noto che, assieme al presidente dell'Agenzia regionale per
la lingua friulana (Arlef) e all'Ufficio scolastico regionale, si
recherà in visita ad alcuni istituti, programmando degli incontri
per "fare chiarezza sui percorsi, fornire le informazioni
corrette e per coinvolgere nella progettualità che prevede che
l'insegnamento della lingua friulana sia un elemento di relazione e
non di difficoltà (...).
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Dal POST
RispondiEliminahttp://comitat-friul.blogspot.it/2015/02/friulanofobia-male-antico-di-una-scuola.html
"(...) Passano gli anni, ma tanto la legge 482/1999 quanto la 29/2007 stentano purtroppo a trovare attuazione, in generale e proprio nel campo strategico dell'istruzione.
Conferme in tal senso giungono da quanto sta avvenendo in questi giorni di "Scuole aperte", gli incontri con genitori e ragazzi nei quali gli istituti scolastici si fanno conoscere dai loro potenziali allievi e dalle loro famiglie che, dal 15 gennaio al 15 febbraio, devono provvedere all'iscrizione dei figli per l'anno 2015/2016.
Due settimane fa, per esempio, un quotidiano locale segnalava il caso di una dirigente scolastica di Pordenone che invitava esplicitamente i genitori a non richiedere l'insegnamento della lingua friulana, considerato un'inutile perdita di tempo e un ostacolo all'organizzazione delle altre attività didattiche. Nello stesso articolo inoltre si leggeva che "quando ci si reca in segreteria per iscrivere i bambini a scuola, è lo stesso personale a dissuadere i genitori dal presentare la richiesta".
Si tratta di fatti che offrono seri motivi di preoccupazione: da una parte ci sono funzionari pubblici che operano per non dare attuazione a quanto previsto dalla legge, la violano deliberatamente e con essa violano i principi che la ispirano contrastando con le stesse finalità che dovrebbero essere perseguite dalle istituzioni scolastiche; dall'altra c'è un'informazione che affronta la questione con superficialità, per esempio senza interrogarsi sulla legittimità di certi comportamenti.
Quello di Pordenone, purtroppo, non è un caso isolato. Non mancano infatti altri esempi di omissione o di esplicita dissuasione nei confronti dell'uso e dell'insegnamento della lingua friulana. Lo si può constatare navigando in rete, tra blog e social networks, dove già da tempo sono segnalate situazioni del genere e c'è chi scrive, con ragione, di "monalinguismo" e "friulanofobia", e lo si sperimenta direttamente entrando in contatto con il mondo della scuola. (...)".
DOMANDE:
RispondiEliminaE' stato aperto da parte dell'Ufficio scolastico territoriale un procedimento per l'accertamento dei fatti denunciati sulla stampa?
Se i fatti denunciati sulla stampa risultassero accertati,
non è troppo poco solo una "tirata d'orecchi" ? Non si dovrebbe procedere con un "provvedimento disciplinare", come da normativa del MIUR, stante la gravità dei fatti riportati dalla stampa locale?
ANCORA UNA DOMANDA:
RispondiEliminaSe i fatti denunciati sono effettivamente avvenuti come descritti sulla stampa locale, siamo in presenza di un reato suscettibile di denuncia penale?
Se la risposta è affermativa, chi è il soggetto che può presentarla? L'assessore regionale all'Istruzione? L'ARLeF? I soli genitori che hanno visto violato un loro diritto costituzionalmente tutelato e riconosciuto?
Quello che è certo è che - se i fatti sono avvenuti come descritti dalla stampa - una "tirata d'orecchi" o un eventuale blando provvedimento disciplinare interno (tipo avvertimento verbale o scritto), a nostro giudizio non è assolutamente sufficiente......