Il 3 aprile
"FIESTE DAL FRIÛL"
"FIESTE DAL FRIÛL"
non divide ma unisce
I sindaci di
"Laboratori di Autonomie"
si esprimono
da Facebook
di "LABORATORI DI AUTONOMIE"
E in corso
una accesa polemica sulla proposta di legge in discussione nel
Consiglio regionale per l’istituzione della “Fieste de Patrie
dal Friûl” da celebrarsi il 3 aprile. I
sottoscritti, a nome dei 16 sindaci firmatari dei principi del
“Laboratori di Autonomie”, ritenendo di poter portare un
contributo utile, esprimono quanto segue:
La Storia ci
dice che il 3 aprile del 1077 l'imperatore Enrico IV diede
l’investitura al Patriarca Sigeardo, ovvero il potere temporale su
di un vasto territorio che ebbe sempre il Friuli al suo centro e che
per molti secoli, sia con il patriarcato sia sotto la dominazione
veneziana, ebbe il nome di “Patria
del Friuli” o semplicemente “Patria”. Fu proprio questa la
situazione politica ed istituzionale che definì e definisce tuttora
la fisionomia del “Friuli” e ciò che con questo nome si esprime.
Con
orgoglio possiamo poi ricordare che nello stato patriarcale si
costituisce il parlamento più antico d’Europa, il “Parlamento
della Patria del Friuli” che riassume, nei suoi componenti, da un
lato la specificità e l’unitarietà territoriale del Friuli,
dall’altro la sua particolarissima pluralità linguistica e
culturale.
Basti
ricordare che il 3 aprile 1077 l'imperatore Enrico IV e il patriarca
(Sigeardo di Beilstein) erano tedeschi, la lingua ufficiale era il
latino e i popoli che abitavano, e abiteranno fino ad oggi, il
Friuli, erano e sono di lingua friulana, slovena, tedesca, con
antiche parlate venete a Marano e a Grado. E
se andiamo a vedere la composizione del Parlamento della Patria, cui
partecipavano un centinaio tra nobili, ecclesiastici e comunità (e
in seguito anche i rappresentanti delle ville rurali “la
Contadinanza”), ci accorgiamo della pluralità linguistica
presente. Ad esempio c’erano i rappresentanti delle "terre"
di Marano (di parlata maranese), di Molfalcone (bisiaco), di Sacile
(veneto). Come anche i Castellani di Tolmino (sloveno), di Porcia, di
Gruaro, di Aviano, di Azzano, di Meduna, di Maniago (di là da
l’aghe) . Il posto più importante nel Parlamento
della Patria (dopo il Patriarca e, in seguito, dopo il Luogotenente
veneziano) lo occupava il vescovo di Concordia, con giurisdizione sul
mandamento di Portogruaro e l’attuale provincia di Pordenone. Le
discussioni parlamentari avvenivano prevalentemente in friulano.
La
Patrie dal Friûl, con il suo Parlamento che funzionò dagli inizi
del 1200 al 1805, ha rappresentato quindi un esempio di convivenza
linguistica e culturale unica in Europa. Uno stile di convivenza, una
diversità linguistica, un modo di vivere impresso nella cultura del
Friuli e che gli stati nazionali e i nazionalismi dell’ultimo
secolo, grazie a battaglioni di politici, funzionari, maestri,
sacerdoti, giornalisti, hanno cercato in ogni modo di combattere e
ridurre a “minoranza”.
C’era
quindi una forte capacità di apertura e di dialogo con le tante
diversità culturali di chi ha da sempre abitato queste terre e di
quanti queste terre nei secoli hanno accolto; capacità di cui oggi –
tempo in cui domina l’omologazione e il pensiero unico non solo in
chiave culturale ma anche socioeconomica – si sente terribilmente
la mancanza.
l
3 aprile è quindi una data che unisce e non una data che divide.
Perché il 3 Aprile dovrebbe finalmente diventare la festa di tutto
il Friuli, non solo di quello parlante friulano, ma anche di quello
parlante sloveno, tedesco e altre lingue e dialetti.
Riteniamo pertanto positivo che la Regione ufficializzi la festa del 3 aprile, festa che comunque già si celebra da oltre 40 anni in moltissimi luoghi del Friuli e del mondo dove ci sono friulani.
Il 3 aprile non deve però essere un momento nostalgico o epico ma deve servire per ragionare sul momento presente e sul futuro del Friuli e delle comunità che lo costituiscono. Deve servire per conoscere le proprie radici, per prendere coscienza di quali siano le fondamenta della propria cultura, deve servire quindi per definire la propria identità. Per sapere chi siamo ma anche, proprio grazie all’esperienza plurilingue e multiculturale della “Patrie dal Friûl”, per relazionarci in modo positivo con altri popoli e altre culture, in particolare verso quella dimensione europea cui il Friuli ha sempre guardato.
Il
3 aprile, quindi, non va visto come la festa di chi parla
friulano, ma di tutti i friulani che, al di là della
lingua parlata, abitano il Friuli dalla Livenza al Timavo
o che sono “ator pal mont”. E soprattutto,
contrariamente a molte feste patriottiche degli stati
nazionali, il 3 aprile non esalta il primato di un popolo
contro altri ma, proprio per quel suo essere composto da
tante diversità, proprio per il richiamo a quell’esempio
di millenaria convivenza di popoli, diventa un forte
simbolo di unione e di condivisione in quel luogo che si
chiama Friuli.
Per
i Sindaci del Laboratori di Autonomie
Diego
Navarria,
Sindaco di Carlino
Massimo
Moretuzzo,
Sindaco di Mereto di Tomba
NOTA PER I CONSIGLIERI REGIONALI CHE STANNO APPROVANDO LA LEGGE:
RispondiElimina"Il 3 aprile, quindi, non va visto come la festa di chi parla friulano, ma di tutti i friulani che, al di là della lingua parlata, abitano il Friuli dalla Livenza al Timavo o che sono “ator pal mont”. "
OSSIA, la provincia di Trieste non è Friuli, e il Friuli non è l'acronimo FVG !
Dunque il territorio interessato alla festa del 3 aprile è quello che va dal Livenza al Timavo, con esclusione della Provincia di Trieste!
Nus rive chest coment da Sandri Pian e o publichìn:
RispondiElimina“Ben cheste cjapade di posizion.
Juste un piçule osservazion: cuant che o fevelìn di Monfalcon disint "bisiaco" tignìn presint che chest al vâl pal dì di vuê e no pai secui che al jere il Parlament par vie che chest particolâr dialet, cemût che al à vût dimostrât biel pulît il ricercjadôr Maurizio Puntin, al à tacât a cjapâ pît intal "Teritori" dome dal 1600 incà; prime si fevelave par sigûr une variant furlane.
Par gno cont la "Fieste de Patrie" e larès fate in ducj i paîs dal Friûl storic, cence cjalâ la lenghe che si fevele e, duncje, ancje a Monfalcon o lenti ator come ancje des bandis di Puart, Concuardie o Sapade".
Di là di chest, o crôt che al sedi cetant positîf che a tachin a movisi ancje i sindics.
Mandi e ogni ben
Sandri Pian – Cjopris – 13.3.2015”