lunedì 16 febbraio 2015

RIFORMA ENTI LOCALI "PANONTIN" - E' TUTTA DA RIPENSARE!


REGIONE

RIFORMA ENTI LOCALI

"PANONTIN"

E' TUTTA DA RIPENSARE!

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Dallo “Speciale” pubblicato

sul settimanale LA VITA CATTOLICA

12 febbraio 2015

Mons. Genero:
“Ripensare e approfondire
la riforma”

di

Roberto Pensa

E' necessario un ripensamento su una riforma, quella delle autonomie locali, che rischia di cancellare il ruolo dei Comuni, realtà fondamentale in Friuli. A dirlo è il Vicario generale dell'Arcidiocesi di Udine, mons. Guido Genero.

(…)

Domanda:

Quindi sarebbe bene non cancellare le realtà comunali, che spesso, soprattutto in montagna, sono un baluardo a cui la gente si aggrappa per resistere.

Risposta:

“Non vedo attualmente nessun'altra prospettiva, perché cancellare il Comune significa da una parte semplicemente svuotare delle residenze secolari di un loro diritto, di una loro dignità, io direi anche di una loro felicità, senza in realtà aiutare il centro di riferimento con vere novità. Perchè, in realtà, mi pare che questa riforma miri a fondere i servizi, anziché razionalizzarli. La centralizzazione non è mai una buona scelta, nel nostro caso ancora di meno penso

(…)

Domanda:

In un'epoca in cui si denuncia la lontananza della politica dalla gente comune, ha senso creare degli organismi con rilevanti poteri – come le unioni dei comuni – che non sono eletti dal popolo?

Risposta:

“Questo è tipico dell'infatuazione tecnologica e tecnocratica.
 
Volendo eliminare gli enti di vasta area come le Province, se ne creano altri che non hanno le caratteristiche essenziali di quelli di prima e, per contro, comportano nuovi problemi. Avremo quindi degli organismi che tendono a interpellare di meno i cittadini. Voglio vedere poi se ci sarà davvero una consultazione con qualche forma referendaria. E' pericoloso, perchè il particolarismo, poi, potrebbe far scoppiare questa pretesa riforma. Per cui, veramente, ci vorrebbe un ripensamento, una fase di riflessione, di approfondimento."

Roberto Pensa

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UNIONI COMUNALI:

ECCO PERCHE' UDINE CI RIMETTE

di ROBERTO MEROI



E' curioso rilevare come a meno di 50 chilometri da Udine sia in atto un fermento politico non indifferente. In vista delle scadenze imposte dalla Regione per le definizioni dei confini degli ambiti territoriali, a Pordenone e dintorni si stanno dando un gran da fare per aggregarsi tra comuni. Ormai è chiaro che da quelle parti hanno un obiettivo ben preciso: superare con la loro nuova Uti gli abitanti del comune di Udine! E sulla carta ci possono riuscire. Cordenons, Porcia, San Quirino e Roveredo in Piano sono già convinti di allearsi con Portus Naonis. Ci sono poi Fiume Veneto, Fontanafredda e Zoppola molto tentati di entrare a far parte anche loro della mega Pordenone. Qualora questa aggregazione dovesse realizzarsi in toto, sapete quanti abitanti farebbe? Circa 130 mila!

Trieste stessa, con il nuovo assetto territoriale deciso dall'alto, si troverebbe di colpo a salire a 232 mila anime, praticamente tutte quelle attualmente residenti nell'intera provincia!

A rimetterci da questa riforma sarà soprattutto Udine. Persa la qualifica di capoluogo della più vasta (adesso divisa in ben 9 parti!) e popolata provincia della regione, Udine rischia ora di trovarsi con un pugno di mosche in mano.

Ci sono spinte di chiaro segno politico che stanno mettendo fine ad ogni sogno di unità del Friuli storico e a tutte le velleità autonomiste. Spinte politiche contestualmente rivolte a penalizzare la sola grande città che avrebbe potuto fare da traino al Friuli unito.

Udine sta venendo massacrata mediaticamente, attaccata e accusata di non si sa quali nefandezze. Di questi tempi, poi Udine è assediata politicamente con lo scopo di farle perdere più pezzi possibile di quello che invece è il suo naturale hinterland. Contrariamente a quanto avviene a Pordenone, qualcuno sta spingendo i comuni confinanti con Udine verso altre unità territoriali vicine. Nonostante che la realtà dipinga il lungo tratto di strada che da Paderno sale fino a Tricesimo come un tutt'uno e che la logica dica che Povoletto, Reana del Rojale e la stessa Tricesimo facciano parte dell'Uti udinese. Così dicasi di Remanzacco che, tra l'altro, con Udine condivide il parco del Torre. Ci vuole buon senso. Crediamo che Udine non debba essere abbandonata da nessuna delle cittadine confinanti, se non altro per la sua gloriosa storia.

Eppure, fin dalle denominazioni utilizzate per le varie Uti regionali, temiamo che con questa riforma si stia navigando a vista.

Si pensi che Udine e pochi comuni confinanti diverrebbe «Friuli Centrale»! Si pensi che i comuni friulanofoni della provincia di Gorizia adesso farebbero parte dell'«Alto Isontino»! Denominazione, tra l'altro, incoerente rispetto a quelle Uti che farebbero riferimento ad altri fiumi friulani (Livenza, Sile, Noncello, Natisone).

Si pensi che l'Uti del «Torre» pur di arrivare a 40 mila abitanti andrebbe ad includere un'area di ben 364 kmq: ben 6 volte e mezzo il territorio dell'attuale comune di Udine!

Si mediti sul caos che sta facendo questa riforma, che Leopoldo Coen ha definito anche «inutile».


Sabato 7 febbraio 2015 - Il Gazzettino (Ud)

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3 commenti:

  1. RIFORMA PROVINCE - LA "MARMELLATA INDISTINTA" DELL'ASSESSORE REGIONALE PAOLO PANONTIN

    http://comitat-friul.blogspot.it/2013/07/riforma-province-la-marmellata.html

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  2. Dal quotidiano IL GAZZETTINO - 12.2.2015


    «Anche Udine rischia di finire emarginata»
    di Davide Lisetto

    «Sono fortemente preoccupato per quanto sta accadendo nel territorio della provincia di Pordenone. Il rischio della perdita di autonomia e di voce in capitolo sui tavoli decisionali è concreto. Il declassamento è cominciato inevitabilmente con la riforma regionale delle Province. Ma attenzione: il "nemico" non è Udine, il vero pericolo è il neocentralismo regionale che punta all’accentramento triestino. Insomma, oggi a Pordenone e domani a Udine. Il destino è lo stesso: c’è un disegno che punta a indebolire il Friuli. E si è cominciato da Pordenone».

    A schierarsi a difesa della identità e della specificità del Friuli occidentale è il presidente della Provincia di Udine Pietro Fontanini. In molti, ieri mattina, erano pronti a scommettere che la quella firma "Pietro Fontanini" in calce alla petizione online del Gazzettino, non fosse la sua ma quella di un omonimo.

    «Macché omonimo - ha immediatamente chiarito lo stesso presidente - ho convintamente firmato la petizione perché ritengo che Pordenone non meriti la situazione in cui rischia di trovarsi. Non lo merita - sottolinea Fontanini, ardente difensore della friulanità, ma in questo caso alleato nella tutela di Pordenone - per una serie di ragioni. Prima fra tutte la sua importanza economica e industriale. I guai sono cominciati con la riforma delle Province che ha privato i cittadini pordenonesi del diritto di votare per eleggere i propri rappresentanti. È chiaro che da quel momento si è aperta una diga: a cascata il rischio per la Prefettura e per una serie di altre istituzioni e uffici governativi sul territorio».

    Singolare, però, che le barricate per Pordenone vengano fatte dal capoluogo del Friuli. «Non è strano. Il disegno - argomenta Fontanini - è univoco: accentrare tutto il potere a Triste, perciò oggi tocca a Pordenone domani a Udine. Il destino è lo stesso. Ricordo che la presidente Serracchiani nel 2013 ha perso proprio a Pordenone e Udine, mentre ha vinto a Trieste e Gorizia. Quello che sta succedendo è il risultato delle prime purghe della Serracchiani».

    Ma per Fontanini il peggio è dietro l’angolo: «Non è un caso che la riforma delle Unioni dei Comuni frammenterà solo Pordenone e Udine, mentre Trieste sarà immune. Per questo la petizione serve ad alzare la voce delle rivendicazioni. È dai cittadini che deve salire la protesta perché è sulla comunità che si riverseranno le conseguenze negative di questa vera e propria deriva».

    Il rischio è anche quello che unificazioni regionali, come quella delle Fiere, possano penalizzare oggettivamente Pordenone. «Sulle Fiere - sostiene Fontanini - non ho mai avuto dubbi: nessuna fusione, Pordenone ha una specificità e ha tutto il diritto di mantenere la Fiera».

    E sempre ieri Fontanini ha scritto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per esprimere preoccupazione rispetto alla specialità regionale del Friuli Venezia Giulia. «Nel dibattito politico sulla revisione della geografia delle Regioni ravvisiamo forti elementi di preoccupazione per la nostra specialità che si fonda sulla presenza di minoranze». (Il Gazzettino 12.2.15)
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  3. L'unica vera riforma delle autonomie locali che si doveva fare, il riconoscimento della realtà duale di questa regione con Friuli e Trieste amministrativamente autonome, è stata VOLUTAMENTE esclusa dall'assessore Paolo Panontin e dalla Giunta regionale Serracchiani.

    Il risultato di questo incredibile "pastrocchio" di riforma targato Paolo Panontin, sarà uno spaventoso accentramento amministrativo nelle mani della burocrazia regionale e degli assessori regionali, lo svuotamento dei Comuni (organo Costituzionale elettivo) i cui poteri, nella quasi totalità, saranno ceduti alle UTI (ente NON eletto dai cittadini). UTI che faranno la fine degli ASTER e delle COMUNITA' MONTANE che non hanno mai funzionato e dove ogni Sindaco cercava di fare gli interessi della "sua" Comunità.

    E poi ci sono i pesantissimi aspetti di incostituzionalità
    presenti in questa Riforma degli enti locali fatta in "FRETTA E FURIA" solo per poter dire: abbiamo fatto la riforma!

    Presentarla poi come un esempio per il resto delle regioni italiane è perfino offensivo nei confronti della intelligenza dei cittadini di questa regione che sono stati esclusi da ogni coinvolgimento nel momento in cui questa è una Riforma calata dall'alto. Nessun referendum popolare ha chiesto ai cittadini di questa regione se erano d'accordo nello svuotamento delle Province. Nessun referendum popolare ha chiesto ai cittadini di questa regione se erano d'accordo nello svuotamento dei poteri comunali.

    In definitiva un "pastrocchio" di riforma imposta dall'alto che trasforma l'ente regione da ente di alta programmazione ed essenzialmente legislativo, in un MOSTRO AMMINISTRATIVO. E' questo che volevano i cittadini friulani (il 90% della popolazione della Regione Friuli - Venezia Giulia) ?

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