“Nissun al pol decidi di nô
sensa di nô”
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PROVINCE DA CANCELLARE?
SCELGANO I CITTADINI !
Da una intervista pubblicata sul quotidiano IL MESSAGGERO VENETO
Mercoledì 15 agosto 2012, a firma di Nicola Cossar
Petiziol: “Non si può decidere a Roma o a Trieste: si deve interprestare il sentimento che lega una comunità alla sua terra”
(…) Decide la gente. Su un tema così importante come quelle delle Province, una riforma che ridisegna il sistema amministrativo, doveva e deve essere la gente a decidere, non una politica troppo spesso lontana.
È il messaggio forte che arriva dalle vecchie Province, dalla Festa dei popoli della Mitteleuropa, un incontro dal basso di popoli e culture che da quasi 40 anni sa superare con elegante naturalezza ogni ostacolo politico e linguistico. E quindi un osservatorio ideale per un giudizio sulla querelle Province.
Alla vigilia della kermesse goriziana, che si svolgerà sabato e domenica in castello, ne parliamo con Paolo Petiziol, padre e anima dell’Associazione culturale Mitteleuropa, organizzatrice della festa imperiale.
– Presidente, allora, siete pro o contro la cancellazione delle Province come le abbiamo conosciute fino a oggi?
«Su questo caldo tema che tocca le sensibilità storiche e culturali delle comunità etniche e linguistiche di questa regione non posso che ribadire la famosa frase pronunciato dal dottor Giuseppe Bugatto, deputato goriziano al Parlamento di Vienna, nel corso dell’ultima seduta del 28 ottobre 1918: “Nihil de nobis sine nobis”, ripetuta poi in friulano “Nissun al pol decidi di nô sensa di nô”.
Ovvero, cambiamenti così delicati non possono essere presi a tavolino a Roma o a Trieste, ma devono interpretare il sentimento che lega un popolo al suo territorio e che determina una comunità; nel rispetto della sua storia, cultura e identità linguistica. Non è solo un fatto di sensibilità politica, i confini tracciati a tavolino sono sempre stati forieri di sventura ed i politici dovrebbero esserne consapevoli». (…)
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Commissione speciale riordino Province: prime audizioni (1)
21 Agosto 2012, ore 16:36
(ACON) Trieste, 21 ago - RC - Dopo aver ribadito che certe decisioni le può prendere solo il Consiglio regionale e che non si può ridurre tutto a una domanda secca: "Province sì, Province no?" perché si deve pensare a una revisione d'insieme delle autonomie locali, il presidente della Commissione speciale sulla razionalizzazione delle Province, Antonio Pedicini (Pdl), ha dato il via alla prima giornata di audizioni organizzata per affrontare un tema così delicato e complesso.
Tra chi le Province vuole mantenerle così come sono, chi le vorrebbe abolire ma, visti i tempi lunghi, tanto vale tenerle ma ampliandone le funzioni e chi le vorrebbe eliminare tout court, tutti si sono comunque schierati tanto contro l'idea di una Provincia unica quanto contro l'ipotesi di farne un ente di secondo grado, come vuole la legge nazionale n. 214 del 2011 (i componenti non sarebbero eletti direttamente dai cittadini, ma dai Comuni).
Parlando da coordinatore dei quattro Consigli provinciali, Marco Quai, presidente di quello udinese, ha sostenuto che l'ente Provincia è un ente essenziale e deve continuare a esistere, e questo non solo in Friuli Venezia Giulia ma in tutta Italia.
Diversi gli argomenti citati per difendere la vita delle Province: uno studio dell'Università Bocconi di Milano ha fatto emergere che se si trasferissero i compiti e le funzioni delle Province ai Comuni, i costi di gestione per le medesime competenze aumenterebbero dal 10 al 25% (a seconda delle dimensioni del Comune), a cui si devono aggiungere i costi per il personale; vanno salvaguardate come principio di autonomia e di specialità del Friuli Venezia Giulia; vanno mantenute le scelte elettorali fatte democraticamente dai cittadini; posto che vanno aboliti sprechi e doppioni, tutti i bilanci delle nostre quattro Province hanno chiuso il 2011 in positivo, con quella di Pordenone che ha vinto l'Oscar del bilancio a livello nazionale e quella di Gorizia è arrivata seconda; il costo di tutte e quattro, per ciascun cittadino è pari a 2 euro all'anno, dove però gli investimenti sono andati a scuole, strade, palestre, con un costo per il cittadino di 18 euro se venissero chiuse.
Gennaro Falanga ha citato da subito a quanto ammonta il proprio compenso da presidente del Consiglio provinciale di Gorizia e a quanto ammonta quello dei suoi consiglieri. Ha quindi rimarcato che eliminare le Province significherebbe togliere ai cittadini il potere di eleggere direttamente un ente che deve restare di primo grado.
Maurizio Vidali, presidente del Consiglio provinciale di Trieste, ha rammentato la presenza di una minoranza slovena che non sarebbe più tutelata; per lui, Trieste città metropolitana sarebbe solo un doppione del Comune; non è possibile sciogliere i Consigli nei tempi previsti dalla legge nazionale 214/2011, ma vanno rispettate le scadenze naturali dei mandati.
Ci fossero veri motivi economici - ha chiosato Mario Zambon, presidente del Consiglio provinciale di Pordenone - non potremmo che chinare la testa, invece il risparmio è davvero risibile, mentre si andrebbero a intaccare i diritti delle minoranze, quella slovena ma anche quella friulana. Ridiscutiamo gli assetti istituzionali, ovvero ridefiniamo i confini, ma non cancelliamo le Province.
(SEGUE)
http://www.consiglio.regione.fvg.it/pagine/comunicazione/comunicatistampa.asp?comunicatoStampaId=281132
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Commissione speciale riordino Province: prime audizioni (2)
21 Agosto 2012, ore 16:36
(ACON) Trieste, 21 ago - RC - A seguire, si sono espressi molti dei presidenti dei Gruppi politici presenti ai lavori della Commissione speciale consiliare. E se Claudio Grizon, capogruppo Pdl Trieste, ha sostenuto che si tratta di una manovra imposta dal Governo Monti sulla base di falsità anche perché non è vero che ce lo chiede l'Europa, i leghisti Franco Zotti di Gorizia, Paolo Polidori di Trieste ed Enzo Dal Bianco di Pordenone hanno parlato di Nord che deve rimediare ai buchi di bilancio fatti dal Centro-Sud, di principi del federalismo che vanno difesi, di enti che funzionano e dunque perché cancellarli, semmai potenziarli.
Alessandro Zanella, capogruppo PD Gorizia, ha affermato che sopprimere solo la sua Provincia non ha senso, allora si devono sopprimere tutte; Stefano Cosma, capogruppo Fli Gorizia, ha ribadito che non è il Consiglio delle Autonomie locali che può dire cosa fare; Enrico Bullian, capogruppo PRC Gorizia, ha rimarcato che è giusto rispettare la durata naturale dei mandati e che le Province non diventino di secondo livello, ma soprattutto si deve pensare a chi trasferire i compiti delle Province e solo allora chiedere ai cittadini di esprimersi; e per un ampliamento delle loro competenze si è detto anche Mario Lavencic, capogruppo SEL Gorizia.
Per Francesco Martines, capogruppo PD Udine, non si tratta del fatto che costano "solo" 2 euro al cittadino, ma il fatto che questo le percepisce come un ente che non funziona; per Paola Schiratti, capogruppo Misto - esponente Idv Udine, va rivisto l'apparato regionale perché la Regione non ha bisogno di quasi 3.000 dipendenti per operare, e vanno riformati anche i Comuni perché anche i loro servizi non funzionano bene, vanno accorpati sulla base di 20/30 mila abitanti.
Se Antonio Sartori di Borgoricco, capogruppo Pdl Pordenone, ha parlato in termini di rimodulazione delle Province in base alle esigenze del territorio, il collega Giorgio Zanin del PD ha sollevato la questione del comparto unico, ovvero le conseguenze negative che ci saranno sui dipendenti e ha auspicato un trattamento uniforme (oggi un dipendente regionale costa, mediamente, 64.333 euro all'anno, contro i 42.299 euro di un dipendente provinciale e i 38.603 euro di un dipendente comunale).
Resti un organo elettivo - ha rimarcato Elena Legisa, capogruppo Federazione della Sinistra di Trieste, mentre Sandy Klun, capogruppo PD Trieste, ha affermato la sua contrarietà a farsi schiacciare da un "Grande Friuli" e ha sostenuto che si può fare un ragionamento solo a patto che Trieste resti capoluogo regionale. Di posizione netta e contraria il collega di Un'altra Trieste, Francesco Cervesi, a detta del quale così com'è, la sua Provincia non ha senso di esistere, va bene diventi città metropolitana. Non si tratta di affermare che chi ha governato prima non ha lavorato bene, ma semplicemente sono cambiati i tempi. Che senso ha - ha concluso - un ufficio di 30 persone che riceve soldi dalla Regione per gestire 120 chilometri di strade e 21 edifici scolastici? Eliminare le Province, soprattutto quella di Trieste, significa eliminare i passaggi intermedi e burocratici, dunque significa far arrivare i soldi prima a chi li deve spendere.
La Commissione speciale si è così data appuntamento a dopodomani, giovedì 23 agosto, per la seconda giornata di audizioni.
(FINE)
http://www.consiglio.regione.fvg.it/pagine/comunicazione/comunicatistampa.asp?comunicatoStampaId=281130
Comunicati Agenzia Consiglio Notizie
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SECONDO GIORNO AUDIZIONI (1)
23 Agosto 2012, ore 12:55
(ACON) Trieste, 23 ago - RC -
La seconda giornata di audizioni davanti alla Commissione speciale per la razionalizzazione delle Province - presidente Antonio Pedicini del Pdl - si è aperta con le considerazioni di Enrico Gherghetta, presidente della Provincia di Gorizia che si è espresso in termini personali quanto alla salvaguardia di ogni forma di democrazia e di rappresentanza elettorale, ma soprattutto come presidente dell'Unione delle Province Italiane (UPI) FVG affermando che queste ultime sono enti da mantenere.
Le Province - ha quindi detto - sono enti di area vasta che fanno economie di scala e gli stessi servizi, se erogati dai Comuni o dalla Regione, avrebbero costi maggiori. Perciò il primo limite è di carattere economico.
Inoltre, le loro funzioni andrebbero al 90% alla Regione, che le gestirebbe con difficoltà. Non è chiaro con cosa si andrebbe a sostituire questi soggetti: i comprensori, piuttosto che le Aster, sono già stati un flop.
Sparirebbero le differenze territoriali, linguistiche in primis, e la Regione sarebbe a rischio specialità.
Impensabile diventino enti di secondo grado, allora sì che è meglio chiuderle; sarebbero carrozzoni di cui ce ne sono già anche troppi in regione. Al pari è impensabile che i mandati in corso vengano interrotti.
Quanto alle competenze, ci vuole una riforma complessiva. La ripartizione territoriale, insomma, è una questione che non può attenere solo alle Province, ma al sistema totale.
Ettore Romoli, sindaco di Gorizia ma da presidente del Consiglio delle autonomie locali, ha parlato in termini di offerta di collaborazione tra Commissione speciale e CAL, come già avanzata direttamente al presidente del Consiglio regionale, Maurizio Franz.
La Regione Sardegna sta già operando in tal senso - ha reso noto.
Non rivendichiamo nessuna decisione, ma che ci sia concesso di predisporre la nostra proposta istruttoria da trasmettere a chi di dovere, ovvero a questa Commissione consiliare.
Mario Pezzetta ha sottolineato il senso di responsabilità dell'ANCI di cui è presidente e ha affermato che, però, non è loro intenzione fare solo passerella. Contrario alle unioni dei Comuni, la soluzione invece sta nei Comuni federati. Oggi riproporre gli Aster è insufficiente - ha rimarcato - perché si devono proporre ambiti competitivi, cosa che sarebbero le federazioni di Comuni. La riforma deve riguardare tutti, non solo le Province. Poi certo i Comuni non possono restare a guardare, ma non lasceremo che sia cancellata la nostra storia.
Il Comitato paritetico per i problemi della minoranza slovena ha chiesto di ricevere dalla Commissione speciale la bozza di proposta di legge, una volta formulata, affinché il Comitato possa esprimersi a riguardo e fornire le proprie considerazioni e le eventuali richieste di modifica.
Dalle Assemblee delle unioni dei Comuni montani la richiesta di non fare confusione tra riordino istituzionale e risparmio, ma di considerare anche i costi che ricadrebbero sui 15mila dipendenti pubblici della regione. Le unioni, poi, devono essere qualcosa di serio e non solo parole sulla carta, ma sono un percorso necessario che quelli della montagna hanno già iniziato tre anni fa; però ci vuole una scelta generale di riorganizzazione del territorio perché già quella dei Comuni montani è stata fatta partire senza un disegno complessivo.
Prima di concedere una serie di considerazioni ai consiglieri, il presidente Pedicini ha dato la parola all'assessore regionale Elio De Anna che ha assicurato che al momento non esiste un disegno di legge della Giunta, la quale attende gli esiti dei lavori della Commissione speciale sebbene nel frattempo continui a confrontarsi con CAL, UPI e ANCI per essere pronta quando dovrà valutare la proposta consiliare.
(segue)
http://www.consiglio.regione.fvg.it/pagine/comunicazione/comunicatistampa.asp?comunicatoStampaId=281282
DAL SITO INTERNET DELLA REGIONE
RispondiEliminaSECONDO GIORNO AUDIZIONI – POMERIGGIO
23 AGOSTO 2012
Comunicati Agenzia Consiglio Notizie
Commissione speciale riordino Province: secondo giorno audizioni (2)
23 Agosto 2012, ore 16:40
(ACON) Trieste, 23 ago - RC - Istituzione, e senza troppi ritardi, della città metropolitana della Venezia Giulia, per l'Associazione città metropolitana di Trieste; doveroso contenere i costi della politica ma senza enfatizzare gli aspetti finanziari a scapito della democrazia partecipativa, per il Comitato per l'autonomia e il rilancio del Friuli di Udine; un unico ente di area vasta, quale può essere la Provincia, per razionalizzare costi e funzioni ma mantenere l'identità dei territori, per il movimento Vivo Pordenone che ambisce a un'unione con Portogruaro.
Questi, in sintesi, gli spunti che i rappresentanti dei tre organismi popolari hanno presentato alla Commissione speciale presieduta da Antonio Pedicini (Pdl) e che può essere consultata anche via Internet attraverso il sito del Consiglio regionale, ovvero www.consiglio.regione.fvg.it, tramite un link creato ad hoc sulla pagina principale.
Ecco, allora, che Uberto Fortuna Drossi ha parlato di autonomia decisionale di un'area che si affaccia sul golfo di Trieste, che ha capacità di stabilire relazioni collaborative con gli altri e chiude lo sterile dualismo con il Friuli, nonché un'area che possa esprimere organi di governo a cui compete la responsabilità delle decisioni. La città metropolitana è già stata disciplinata nella legge regionale n. 1 del 2006 sul sistema Regione-enti locali, ma lo specifico articolo 9 è una sorta di pasticcio nato dalla paura che la città metropolitana spaccasse la Regione: oggi va ripresa quella strada, ma con mentalità meno miope.
A seguire, ROBERTO DOMICINI ha sottolineato l'aspetto del risparmio, che non si sa se ci sarà e se sarà tale da giustificare il riordino. Ma quello vero, a suo dire, sta nella riduzione sostanziale degli apparati burocratici, specie a livello centrale, e nella revisione degli iter tecnici e amministrativi, spesso fonte di costi. Si dovrebbe, poi, far riferimento alla Corte costituzionale per definire in modo puntale la portata della competenza regionale quanto a ordinamento degli enti locali, prima di dire se mantenere o meno le Province bisognerebbe analizzare se sono ancora attuali e se potrebbero svolgere funzioni nuove. Non da meno, è doveroso l'ascolto degli elettori.
Idee riportate in una mozione, per il movimento Vivo Pordenone, tramite Roberto Freschi. Un documento ove affermare la salvaguardia dell'identità amministrativa della Provincia di Pordenone, ma non solo: alla luce dell'individuazione dell'area metropolitana di Venezia che porta a una revisione del Veneto orientale, istituire un tavolo di lavoro tra Comune e Provincia di Pordenone e sindaco di Portogruaro (VE) per verificare la possibilità di una ipotetica Provincia formata dalle due realtà. Si tratterebbe di un'area che risponderebbe ai requisiti fondamentali democratici (più di 400 mila abitanti), economici (settori particolarmente omogenei) e territoriali (fatti storici).
La Commissione si è aggiornata a martedì prossimo, 28 agosto.
(fine)
http://www.consiglio.regione.fvg.it/pagine/comunicazione/comunicatistampa.asp?comunicatoStampaId=281322
DAL SITO INTERNET DELLA REGIONE FRIULI - VENEZIA GIULIA
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Commissione speciale Province: terzo giorno di audizioni (1)
28 Agosto 2012, ore 12:54
(ACON) Trieste, 28 ago - RC - Province enti di coccio.
Il presidente della Commissione speciale del Consiglio regionale, Antonio Pedicini, le ha definite così, in apertura della terza seduta di audizioni sul loro futuro nel caso in cui la Corte costituzionale rigettasse il ricorso del presidente Renzo Tondo e anche la nostra Regione dovesse sottostare ai dettami governativi che imporrebbero il mantenimento solo delle Province di Trieste (in quanto capoluogo di Regione e dunque città metropolitana) e di Udine (per dimensione territoriale e numero di abitanti), mentre le altre diventerebbero enti di secondo grado, ovvero non eletti direttamente dal popolo.
Mantenere lo status quo è sbagliato - ha così esordito la presidente della Provincia di Trieste, Maria Teresa Bassa Poropat, che ha sottolineato la necessità di rivedere competenze e deleghe: alcune dovrebbero andare ai Comuni e quelle delle Province devono essere di area vasta, soprattutto quanto a trasporti, scuola e ambiente.
Quanto alla sovrapposizione degli enti - ha aggiunto - avevamo già chiesto all'allora assessore regionale Andrea Garlatti di ritrovarci per pensare come eliminare i doppioni, ma non abbiamo mai avuto risposta.
Il tema su cui il Consiglio regionale dovrebbe impegnarsi è il riordino degli enti, a prescindere da come finirà il ricorso. Ovvero le Province vanno ripensate secondo le vocazioni dei territori: ci sono due autorità portuali in Friuli Venezia Giulia (Trieste e Monfalcone) distanti pochi chilometri: perchè non unirle?
Mara Cernic, vicepresidente Provincia di Gorizia, ha ribadito che non sono un ente costoso, devono essere di area vasta, se fossero cancellate si avrebbe lo svuotamento della rappresentanza democratica.
Daniele Macorig, vicepresidente Provincia di Udine, ha dato ampia disponibilità per studiare e trovare soluzioni per contenere le spese. Le diffidenze della Regione verso le Province - ha detto - ci sono sempre state, invece possiamo essere orgogliosi di quanto esse stiano facendo. E non convince il declassamento da ente di primo grado a uno di secondo.
Eligio Grizzo, vicepresidente Provincia di Pordenone, ha raggruppato il discorso sulle Province in quattro questioni: di principio, di rinnovamento istituzionale, di risparmio, di decentramento funzionale. Ha poi reso noto che dal sondaggio popolare portato avanti nel suo territorio, la maggior parte dei cittadini si sarebbe detta scontenta non tanto delle Province, quanto del fatto che i suoi dipendenti godono di uno stato privilegiato rispetto ai dipendenti privati. Ecco, allora, la sua proposta: siano trattati come gli altri, addirittura diventino azionisti dell'ente Provincia.
A seguire, una serie di commenti dei consiglieri regionali, con una domanda secca di Enio Agnola (Idv) ai rappresentanti delle Province: non avvertite una burocrazia eccessiva oggi, con la presenza di tre livelli amministrativi?
(segue)
http://www.consiglio.regione.fvg.it/pagine/comunicazione/comunicatistampa.asp?comunicatoStampaId=281522