venerdì 27 luglio 2012

PROVINCE: POLITICI REGIONALI BOCCIATI IN COSTITUZIONE !




Politici Regionali
BOCCIATI
in
COSTITUZIONE

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LA COSTITUZIONE ITALIANA

TITOLO V
LE REGIONI, LE PROVINCIE, I COMUNI
Art. 114.
La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato.
I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i princìpi fissati dalla Costituzione.
Roma è la capitale della Repubblica. La legge dello Stato disciplina il suo ordinamento

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STATUTO DI AUTONOMA
REGIONE
FRIULI – VENEZIA GIULIA


TITOLO II
Potestà della Regione
CAPO I
POTESTÀ LEGISLATIVA
Articolo 4

In armonia con la Costituzione, con i principi generali dell'ordinamento giuridico della Repubblica, con le norme fondamentali delle riforme economico-sociali e con gli obblighi internazionali dello Stato, nonché nel rispetto degli interessi nazionali e di quelli delle altre Regioni, la Regione ha potestà legislativa nelle seguenti materie:
1) ordinamento degli Uffici e degli Enti dipendenti dalla Regione e stato giuridico ed
economico del personale ad essi addetto;
1 bis) ordinamento degli enti locali e delle relative circoscrizioni;
OMISSIS
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CORTE COSTITUZIONALE


(...) In questa prospettiva, non può essere negato alla Regione Friuli-Venezia Giulia, nell'esercizio della sua potestà legislativa esclusiva di "ordinamento degli enti locali", il potere di valutare le esigenze di coordinamento e di esercizio integrato delle funzioni degli enti locali e di prevedere, se del caso, gli strumenti congruenti allo scopo (…)

Tale potere, peraltro, non è assoluto, l'esercizio della potestà legislativa regionale esclusiva dovendo essere, tra l'altro, "in armonia con la Costituzione, con i principî generali dell'ordinamento giuridico della Repubblica, con le norme fondamentali delle riforme economico-sociali".

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LA STAMPA

(…) Così il presidente Renzo Tondo, dopo aver solennemente annunciato nei mesi scorsi di voler affidare la scelta agli elettori con un referendum, improvvisamente afferma di voler eliminare le Province. La principale sfidante di Tondo, la neo-candidata del Pd Debora Serracchiani, si allinea: «Via le Province!».
Entrambi non la raccontano giusta, però, sapendo di farlo, per guadagnare consenso.
Le Province non si possono abolire, nemmeno nella nostra Regione speciale.
La Costituzione le indica come una articolazione necessaria del nostro ordinamento. Possiamo accorparle come vogliamo, ridisegnarne le competenze in modo assolutamente originale, ma cancellarle no! Ci vorrebbe infatti una modifica costituzionale. Un'illusione, ad appena 9 mesi dalla fine legislatura. (…)

Roberto Pensa – Direttore “LA VITA CATTOLICA”
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EDITORIALE
A FIRMA DI ROBERTO PENSA
DIRETTORE DEL SETTIMANALE
DELL’ARCIDIOCESI DI UDINE
LA VITA CATTOLICA
Udine, giovedì 26 luglio 2012

La preziosa eredità
di un grande friulano

Il governo Monti ha messo le carte in tavola venerdì 20 luglio: vanno tagliate le Province con meno di 350 mila abitanti e con meno di 2.500 chilometri quadrati di superficie. Tradotto sul territorio del Friuli – Venezia Giulia significa che solo la Provincia di Udine è in regola: Pordenone dovrebbe sparire e l’unica Provincia contigua con cui accorparsi è proprio Udine; Gorizia e Trieste non raggiungerebbero i criteri di Monti nemmeno unendosi tra loro.
Una seconda cosa è altrettanto chiara: il “governo dei professori” non può venire a dettar legge in casa nostra. In Friuli – Venezia Giulia l’assetto delle autonomie locali è materia riservata alla specialità regionale, nel rispetto della Costituzione.
Volendo possiamo lasciare tutto come sta. Ma non ci conviene: nel momento in cui si apre una formale vertenza con Roma per i tagli dei trasferimenti statali, meglio presentare al governo progetti di riformismo virtuoso.
Le reazioni politiche in regione? Curiose. I sondaggi dicono che la gente, nella sua furia iconoclasta contro i “privilegi” della politica, è massicciamente a favore della abolizione delle Province. Un piatto troppo ricco, a pochi mesi dal voto.
Così il presidente Renzo Tondo, dopo aver solennemente annunciato nei mesi scorsi di voler affidare la scelta agli elettori con un referendum, improvvisamente afferma di voler eliminare le Province. La principale sfidante di Tondo, la neo-candidata del Pd Debora Serracchiani, si allinea: «Via le Province!».
Entrambi non la raccontano giusta, però, sapendo di farlo, per guadagnare consenso.
Le Province non si possono abolire, nemmeno nella nostra Regione speciale.
La Costituzione le indica come una articolazione necessaria del nostro ordinamento. Possiamo accorparle come vogliamo, ridisegnarne le competenze in modo assolutamente originale, ma cancellarle no! Ci vorrebbe infatti una modifica costituzionale. Un'illusione, ad appena 9 mesi dalla fine legislatura.
Idee alternative? Nessuna, a parte quella del presidente della Provincia di Pordenone, Alessandro Ciriani, che annuncia una strenua difesa dall'«invasore» udinese sul ponte della Delizia.
Eppure un progetto alternativo c'è.  Lo lascia, come eredità preziosa, l’on. Arnaldo Baracetti.
Il suo amato Friuli gli ha dato l'estremo saluto martedì 24 luglio, non solo ricordando le pietre miliari del suo impegno politico (la legge sulla ricostruzione e quella per l'istituzione dell'Università del Friuli, la tutela della lingua friulana con la legge 482/99), ma anche il suo grande progetto incompiuto: l'unione delle province friulane e la città metropolitana di Trieste come presupposto del rilancio non solo culturale, ma anche sociale ed economico dell'intero Friuli-Venezia Giulia.
Renzo Tondo ha obiettato che in tal modo il Friuli-V.G. diventerebbe come il Trentino Alto Adige, dove la Regione non conta niente e di fatto le due Province sono delle specie di Regioni autonome. Ma tra noi e Trento-Bolzano c'è un abisso: il nostro Statuto di autonomia lascia necessariamente tutta l'attività legislativa al Consiglio e l'alta azione di indirizzo e di controllo alla giunta della Regione. E sono compiti di preminente rilievo.
Si tratta quindi, come nella visione di Baracetti, non di «spaccare» o «svuotare» la Regione (obiettivo improponibile politicamente e destinato al sicuro fallimento), ma di farla «dimagrire», spogliandola della gestione accentrata di tutte le competenze delegabili ai livelli più bassi, e portando queste, secondo i dettami dell'autonomia e della sussidiarie, ad istituzioni che siano più diretta espressione delle due componenti territoriali, Trieste e Friuli.
I due poli della regione hanno problematiche e obiettivi del tutto differenti.
La prima è una città portuale, assolutamente indifferente al suo retroterra (perfino i comuni del Carso, distanti pochi chilometri, trovano ben poca consonanza di interessi con la municipalità triestina) che ha una vocazione «terziaria», rivolta ai commerci, alla cultura, alla ricerca. La città metropolitana può essere la formula vincente in questo caso.
Il Friuli invece, pur essendo molto complesso dal punto di vista culturale e geografico, si presenta però abbastanza omogeneo sotto il profilo di uno sviluppo integrato, industriale, agricolo e delle infrastrutture.
Alla Regione rimanga quindi l'alto indirizzo di governo e la gestione diretta dei sistemi regionali indivisibili (la sanità, la manutenzione delle strade, l'istruzione...). Per tutto il resto, le due realtà così diverse hanno diritto di poter gestire autonomamente le risposte ai propri differenti bisogni.
Rimangono sul tappeto, certo, i timori di Gorizia e Pordenone di ritrovarsi vittime di un neocentralismo udinese. Ma questo accade perché si usano occhiali vecchi per guardare realtà nuove. Si pensa ad una Provincia vecchio stile che diventa più grande «mangiandosi» le altre, dove Udine è il centro e il resto diventa periferia. Invece qui si tratta di creare, applicando finalmente la nostra autonomia speciale, una realtà completamente nuova, adeguata alle esigenze della modernità.
Le tecnologie dell'informazione permettono oggi la gestione di istituzioni anche complesse con un modello «a rete», dove non c'è un sole che attrae tutto, ma una costellazione che valorizza le vocazioni territoriali.
Non è difficile immaginare una Provincia del Friuli dove, ad esempio, l'assessorato all'Industria ha sede a Pordenone, quello alla Cultura a Gorizia, quello all'Agricoltura a Udine e quello allo Sviluppo della montagna a Tolmezzo. Anche lo stesso capoluogo di Provincia (dotato solo di una snellissima sede di rappresentanza per gli incontri ufficiali e per le riunioni della giunta) può essere posto non a Udine, ma in una realtà baricentrica dal forte significato storico e simbolico (Villa Manin, Palmanova, o magari il bel borgo medievale di Valvasone per tranquillizzare il «bellicoso» Ciriani).
Questa oggi appare la proposta più logica e concreta per un riassetto istituzionale del Friuli-Venezia Giulia.
Tanto che, di fatto, viene prefigurata persino dalla «spending review» del governo Monti. E poi la «devolution» e il federalismo non erano fino a ieri i cavalli di battaglia di Pdl e Lega?
E il trasferimento delle competenze alle istituzioni più vicine ai cittadini non è stato il «verbo» del centrosinistra fin dalle «leggi Bassanini» (parliamo di oltre 20 anni fa)? Non sono state le giunte regionali di centrosinistra a creare il «comparto unico» del personale degli enti locali, proprio per facilitare il trasferimento di competenze dalla Regione agli enti territoriali?
Non a caso è una proposta propugnata da Arnaldo Baracetti. Quanto occorrerebbero oggi la sua concretezza e la sua capacità di guardare lontano! Non resta che sperare che la politica regionale ne raccolga il testimone.
roberto pensa
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2 commenti:

  1. I colori e il Grassetto del POST, sono della Redazione del BLOG

    La Redazione del Blog.

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  2. (…) Tanto modesto è il risultato finanziario del ridimensionamento delle province che risulta evidente il vero intento della manovra: garantire a un governo tecnico, dalla precaria maggioranza parlamentare, un forte CONSENSO nei media e tra il popolo, che certamente, vista la vera e propria campagna contro le province, passa dalla loro soppressione, sebbene l'esito del risparmio sia poco pochissimo efficace, proprio come il plus di tassazione sui capitali scudati o i balzelli per yacht o velivoli privati. (…)

    LEGGI TUTTO IN QUESTO LINK

    http://www.lavoce.info/articoli/-istituzioni_federalismo/pagina1002730.html

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