TRASPORTI
Trieste blocca
lo sviluppo del Friuli
C'è un fiorire nella stampa di articoli che riguardano il Corridoio ferroviario transnazionale Adriatico-Baltico che attraversa, sinora ignorato, il Friuli, e rispetto al quale finalmente le forze produttive locali hanno richiesto ai politici la costruzione di riferimenti sicuri di sviluppo. Segnalo tuttavia in negativo alcuni interventi che si incaricano di difendere a spada tratta l'ipotesi del Corridoio 5 come unica e prioritaria, anche se penalizzerebbe i contribuenti, come segnala l'amministratore delegato di Trenitalia Moretti, i traffici verso l'area baltica e mitteleuropea, ambiente ed economia del Friuli, e non produrrebbe effetti per Trieste. Soprattutto dopo essersi piantato al confine sloveno, interesserebbe forse solo il porto di Capodistria. Alcuni commentatori poi paventano perfino una forte concorrenzialità del Corridoio Nord-Sud dopo che Verona, Padova e anche Bologna con i loro interporti nuovi di zecca, hanno finora svuotato il ruolo della Tarvisiana e dell'interporto di Cervignano a favore del Brennero, altro che solidarietà Nordest! Queste realtà potrebbero invece finalmente agganciare i loro traffici, come ci spiega Moretti, a un percorso in massima parte già attrezzato verso le aree in nuovo sviluppo della nuova Mitteleuropa e Polonia. Meno male che l'Austria ha già deciso, coi nuovi tunnel del Koralm e del Semmering, di rivalutare la funzione del corridoio Baltico e UniCredit-Maersk di cogliere l'opportunità.
All'Università di Udine si aggiunge: «Continuano furbescamente a confondere alta velocità (che è cosa per pochi passeggeri) con il trasporto merci. Il corridoio Adriatico-Baltico è essenzialmente per le merci. Ed è per queste merci che lì si incentra l'interesse di Unicredit e Maersk. Il Corridoio V è ad alta velocità (passeggeri) e alta capacità (merci). Ma mentre per l'alta capacità ha senso discutere, per l'alta velocità non si capisce chi dovrebbe mettere i miliardi per realizzare una nuova ferrovia per poche centinaia di passeggeri al giorno diretti a Milano, a Roma o a Monaco (in alternativa all'aereo e, quindi, con prezzi competitivi con questo). E, nella illusoria attesa di questa benedetta alta velocità, che non si sa chi mai dovrebbe pagare, si ferma tutto perché Trieste non può subire un simile affronto! Continuando a correre dietro alle farfalle noi perdiamo invece una opportunità reale».
Giancarlo Castellarin
[Comitato per l'autonomia e il rilancio del Friuli]
Lettera pubblicata sul settimanale “La Vita Cattolica” – rubrica “Giornale aperto” – Venerdì 10 giugno 2011
Riceviamo e volentieri pubblichiamo un ulteriore intervento di Giancarlo Castellarin.
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Bene! Si inizia a comprendere che per il Friuli sono di grande importanza strategica:
1°. il superporto di Monfalcone,
2°. l'inserimento della Pontebbana nelle priorità delle grandi reti europee,
3°. lo sviluppo di una economia friulana e regionale a ridosso di questa direttrice.
Segnalo tuttavia in negativo un intervento nel quotidiano il “Gazzettino” dal titolo “ Tav a Trieste?, No! a Tarvisio”. Questo il preoccupante tono con il quale Giorgio Gasco oltrepassa il discorso possibilista di Possamai su Repubblica del 30 Maggio, spingendosi a difendere a spada tratta l’ipotesi dell’Alta velocità del Corridoio Cinque (inesistente da Venezia a Lubiana) come unica priorità, mettendolo in contrapposizione con l’ Adriatico -Baltico.
Penso anche che dobbiamo far conoscere di più ai friulani, i contenuti del Documento approvato dalle categorie produttive il 1 Luglio 2009, che si reperisce facilmente nel nostro blog, "Far uscire dall' ombra il Friuli” e gli assunti " Con l'Europa il Friuli può tornare a crescere" cioè un paio di stimolanti scritti di Maresca in due fondi del MV - il 17 e 18 Giugno 2011 -
Qui troviamo le basi di ragionamenti e iniziative da far valere con forza verso i partiti e la politica che penalizzano il Friuli con una rappresentanza passiva nelle istituzioni che contano, sempre troppo a disposizione degli altolà triestini e romani.
Su queste basi si può costruire una lotta per combattere la recessione e il rischio declino che oramai incombono sempre più pesantemente sulla realtà friulana.
Giancarlo Castellarin