venerdì 17 giugno 2011

TRASPORTI - Trieste blocca lo sviluppo del Friuli



TRASPORTI

Trieste blocca

lo sviluppo del Friuli


C'è un fiorire nella stampa di arti­coli che riguardano il Corridoio ferro­viario transnazionale Adriatico-Balti­co che attraversa, sinora ignorato, il Friuli, e rispetto al quale finalmente le forze produttive locali hanno ri­chiesto ai politici la costruzione di ri­ferimenti sicuri di sviluppo. Segnalo tuttavia in negativo alcuni interventi che si incaricano di difendere a spada tratta l'ipotesi del Corridoio 5 come unica e prioritaria, anche se penaliz­zerebbe i contribuenti, come segnala l'amministratore delegato di Trenitalia Moretti, i traffici verso l'area balti­ca e mitteleuropea, ambiente ed eco­nomia del Friuli, e non produrrebbe effetti per Trieste. Soprattutto dopo essersi piantato al confine sloveno, interesserebbe forse solo il porto di Capodistria. Alcuni commentatori poi paventano perfino una forte concorrenzialità del Corridoio Nord-Sud dopo che Verona, Padova e anche Bo­logna con i loro interporti nuovi di zecca, hanno finora svuotato il ruolo della Tarvisiana e dell'interporto di Cervignano a favore del Brennero, al­tro che solidarietà Nordest! Queste realtà potrebbero invece finalmente agganciare i loro traffici, come ci spiega Moretti, a un percorso in mas­sima parte già attrezzato verso le aree in nuovo sviluppo della nuova Mitteleuropa e Polonia. Meno male che l'Austria ha già deciso, coi nuovi tun­nel del Koralm e del Semmering, di ri­valutare la funzione del corridoio Bal­tico e UniCredit-Maersk di cogliere l'opportunità.

All'Università di Udine si aggiunge: «Continuano furbescamente a confon­dere alta velocità (che è cosa per po­chi passeggeri) con il trasporto merci. Il corridoio Adriatico-Baltico è essen­zialmente per le merci. Ed è per que­ste merci che lì si incentra l'interesse di Unicredit e Maersk. Il Corridoio V è ad alta velocità (passeggeri) e alta ca­pacità (merci). Ma mentre per l'alta capacità ha senso discutere, per l'alta velocità non si capisce chi dovrebbe mettere i miliardi per realizzare una nuova ferrovia per poche centinaia di passeggeri al giorno diretti a Milano, a Roma o a Monaco (in alternativa al­l'aereo e, quindi, con prezzi competi­tivi con questo). E, nella illusoria atte­sa di questa benedetta alta velocità, che non si sa chi mai dovrebbe paga­re, si ferma tutto perché Trieste non può subire un simile affronto! Conti­nuando a correre dietro alle farfalle noi perdiamo invece una opportunità reale».

Giancarlo Castellarin
[Comitato per l'autonomia e il rilancio del Friuli]

Lettera pubblicata sul settimanale “La Vita Cattolica” – rubrica “Giornale aperto” – Venerdì 10 giugno 2011



1 commento:

  1. Riceviamo e volentieri pubblichiamo un ulteriore intervento di Giancarlo Castellarin.
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    Bene! Si inizia a comprendere che per il Friuli sono di grande importanza strategica:

    1°. il superporto di Monfalcone,

    2°. l'inserimento della Pontebbana nelle priorità delle grandi reti europee,

    3°. lo sviluppo di una economia friulana e regionale a ridosso di questa direttrice.

    Segnalo tuttavia in negativo un intervento nel quotidiano il “Gazzettino” dal titolo “ Tav a Trieste?, No! a Tarvisio”. Questo il preoccupante tono con il quale Giorgio Gasco oltrepassa il discorso possibilista di Possamai su Repubblica del 30 Maggio, spingendosi a difendere a spada tratta l’ipotesi dell’Alta velocità del Corridoio Cinque (inesistente da Venezia a Lubiana) come unica priorità, mettendolo in contrapposizione con l’ Adriatico -Baltico.

    Penso anche che dobbiamo far conoscere di più ai friulani, i contenuti del Documento approvato dalle categorie produttive il 1 Luglio 2009, che si reperisce facilmente nel nostro blog, "Far uscire dall' ombra il Friuli” e gli assunti " Con l'Europa il Friuli può tornare a crescere" cioè un paio di stimolanti scritti di Maresca in due fondi del MV - il 17 e 18 Giugno 2011 -

    Qui troviamo le basi di ragionamenti e iniziative da far valere con forza verso i partiti e la politica che penalizzano il Friuli con una rappresentanza passiva nelle istituzioni che contano, sempre troppo a disposizione degli altolà triestini e romani.

    Su queste basi si può costruire una lotta per combattere la recessione e il rischio declino che oramai incombono sempre più pesantemente sulla realtà friulana.

    Giancarlo Castellarin

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