Venerdì 17 dicembre 2010
La Vita Cattolica - Rubrica “Giornale aperto”
Il Messaggero Veneto - Rubrica “Per posta e per e-mail”
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LE SOLITE BUGIE
SULLA SEGNALETICA BILINGUE
lettera di Roberta Michieli
Con la legge 482 del 1999 (11 anni fa!), il Parlamento italiano ha dato attuazione all’art.6 della Costituzione italiana «La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche». Questa legge prevede anche i cartelli stradali bilingui in tutti quei Comuni ove vivono le 12 minoranze linguistiche riconosciute dalla Stato italiano. E noi friulani siamo una di queste. Dove sta, dunque, il problema se anche il Comune di Udine, buon ultimo e con anni di ritardo, dà finalmente attuazione alla Legge 482/99 per quanto riguarda il bilinguismo visivo sulle strade?
Non esiste alcun problema, salvo una parte politica che non ha ancora rinunciato al fascistissimo «Vietato sputare per terra e parlare in dialetto». Parte politica che ben si guarda dal criticare il bilinguismo totale sloveno-italiano di Capodistria (Slovenia). Anzi, si lamenta perché lo ritiene ancora insufficiente. Che poi questa stessa parte politica si permetta anche di fingere di non sapere che i finanziamenti concessi ai sensi della Legge 482/99 possono essere utilizzati ovviamente soltanto per gli scopi previsti dall’articolato di questa legge e cavalchi, come sempre fa, una denuncia di presunti sprechi di denaro pubblico ogni qualvolta sia previsto l’uso pubblico della lingua friulana, riporta le lancette del tempo al ventennio fascista.
Nel leggere sulla stampa locale la dichiarazione «Il Pdl scuote la testa perché avrebbe preferito spendere 100 mila euro per rifare le segnaletica orizzontale», non si può che scuotere la testa davanti a tanta ignoranza o forse malafede. Anzitutto il Comune di Udine non spende un euro e la segnaletica orizzontale non può essere finanziata dalla Legge 482/99. Ma questo il Pdl di Udine lo sa benissimo!
Che poi nel 2010 ci sia ancora chi, come riportato sulla stampa, continua ancora a riportare come vera la favoletta della presunta difficoltà di un turista davanti ad un cartello bilingue, non può che lasciare sbalorditi. Ormai il bilinguismo visivo è una realtà in molta parte d’Europa. Lo ritroviamo in Provincia di Bolzano, nella provincia di Gorizia, nella Provincia di Udine e sì, anche nei Comuni sloveni dove vive la minoranza linguistica italiana. Mi pare che nessun turista si sia mai perso girando per Capodistria o per la Provincia di Bolzano. Non esiste alcun problema legato alla toponomastica bilingue. C’è invece, questo sì, un problema d’incapacità di rispettare i diritti linguistici di chi appartiene a comunità che parlano una lingua diversa dalla propria. E quest’ultimo è davvero un problema molto serio perché coinvolge la violazione di diritti umani.
Roberta Michieli - Tavagnacco
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