venerdì 29 novembre 2013

LINGUA FRIULANA E TUTELA LINGUISTICA - di Adrian Cescje





LINGUA FRIULANA
E TUTELA SCOLASTICA

L’amministrazione di centrodestra della passata legislatura ha cincischiato per anni sulle norme di applicazione, le ha emanate intenzionalmente generiche ed inefficaci, nascondendosi dietro il dogma dell’autonomia scolastica, interpretata ad hoc perché le scuole continuino a fare quel che gli pare, cioè nulla o quasi nulla per la lingua friulana, ed ha concesso alla tutela scolastica una irrisoria cifra di bilancio. Quella cifra, l’amministrazione attuale di centrosinistra l’ha ora abbassata, segno evidente che la destra e la sinistra di questa regione condividono il comune disprezzo per l’identità linguistica friulana, e si sorpassano a vicenda nella gara per demolire quella promessa di tutela che sembrava essere stata la conquista degli anni 90. (…)

E’ la regione Friuli-Venezia Giulia, dunque, ora, la principale responsabile della politica di svuotamento della tutela linguistico - identitaria, l’istituzione liquidatrice delle pur misere conquiste ottenute in anni di lotte, esecutrice dello spirito nazionalista e negatore dei diritti delle minoranze linguistiche, che ha impedito per cinquant’anni il secolo passato la traduzione in legge dell’articolo 6 della costituzione.


ADRIAN CESCJE

Comitato 482
Conferenza stampa del 25 novembre 2013.

Relazione di Adrian Cescje

Il punto di forza della tutela di una lingua in generale, e di una lingua minoritaria in particolare resta la scuola. Nella scuola si sviluppano le competenze linguistiche degli allievi, dalle semplici del linguaggio familiare alle complesse del linguaggio disciplinare e letterario scritto e parlato, e si interiorizza il valore sociale, detto anche valore simbolico, delle lingue. Una legge di tutela che si rispetti deve prevedere l’insegnamento scolastico della lingua che dichiara di tutelare, in una posizione centrale e non marginale, altrimenti né si forniscono le competenze che si dicevano, né si conferma il valore sociale della lingua. Non si tutela une bel niente, insomma.  Deve prevedere questo, ma soprattutto lo deve mettere in pratica, lo deve fare. La legge 482 prevede la tutela scolastica, almeno nella scuola dell’obbligo. Non c’è nulla in tale legge che ponga limiti ad un insegnamento completo e degno di questo nome. Nei fatti tale legge è rimasta evasa se non addirittura raggirata, sia al livello dello stato, sia al livello della regione.

La nostra regione, che nell’articolo 3 del suo statuto chiama in causa le minoranze linguistiche che la costituiscono, che è costituita da una delle minoranze linguistiche più cospicue della repubblica, la ladino-friulana, ha legiferato due volte per individuare ed istituire provvedimenti di tutela per la lingua friulana, nel 1996, quando ancora non esisteva la legge statale 482, e nel 2007, quando c’era e poteva intervenire con efficacia, se lo avesse voluto, in ambito scolastico. Ne aveva e ne ha i poteri. Poteva e può decidere per una quota dell’orario scolastico delle scuole del territorio per la disciplina di interesse regionale che sceglie di considerare. E le lingue storiche del Friuli sarebbero gli elementi per eccellenza da considerare. La Commissione didattica dell’Osservatori regjonâl de lenghe e culture furlanis, detto anche OLF, e poi dell’ Agjenzie regjonâl de lenghe furlane, detta anche ARLeF,  aveva elaborato nel 2007 una proposta di legge in questo senso, che aveva proposto al consiglio, e che, se fosse stata accettata, avrebbe trasformato la didattica delle lingue in Friuli in una didattica del plurilinguismo, che avrebbe dato al friulano un ruolo primario non solo per il suo apprendimento, ma anche per quello delle altre lingue, senza togliere alla didattica dell’italiano e della lingua straniera, anzi, potenziando qualitativamente quella didattica. I principi e gli obiettivi di quella proposta di legge sono stati recepiti nella seconda legge regionale di tutela del friulano del 2007; invece le disposizioni perché quella tutela fosse efficacemente e seriamente applicata nelle scuole del Friuli si tradussero, nella legge 29 che fu approvata, in qualcosa che è poco di più di un pacchetto di generiche raccomandazioni affidate alla buona volontà delle scuole.

Era la regione che doveva tradurre l’opportunità che le offriva le L 482 in normativa di legge efficace di tutela, anche in campo scolastico, ed ha mancato.
Era l’amministrazione regionale che doveva tradurre la legge in norme applicative ben definite, ed ha mancato.
Erano le amministrazioni regionali che dovevano accompagnare le norme applicative con un’adeguata dotazione finanziaria, ed hanno mancato.
L’amministrazione di centrodestra della passata legislatura ha cincischiato per anni sulle norme di applicazione, le ha emanate intenzionalmente generiche ed inefficaci, nascondendosi dietro il dogma dell’autonomia scolastica, interpretata ad hoc perché le scuole continuino a fare quel che gli pare, cioè nulla o quasi nulla per la lingua friulana, ed ha concesso alla tutela scolastica una irrisoria cifra di bilancio. Quella cifra, l’amministrazione attuale di centrosinistra l’ha ora abbassata, segno evidente che la destra e la sinistra di questa regione condividono il comune disprezzo per l’identità linguistica friulana, e si sorpassano a vicenda nella gara per demolire quella promessa di tutela che sembrava essere stata la conquista degli anni 90.


E’ la regione Friuli-Venezia Giulia, dunque, ora, la principale responsabile della politica di svuotamento della tutela linguistico - identitaria, l’istituzione liquidatrice delle pur misere conquiste ottenute in anni di lotte, esecutrice dello spirito nazionalista e negatore dei diritti delle minoranze linguistiche, che ha impedito per cinquant’anni il secolo passato la traduzione in legge dell’articolo 6 della costituzione.

Anche le scuole svolgono la loro parte nell’imbroglio della tutela. Quel poco che potrebbero fare per quei pochi soldi che ricevono dalla regione lo fanno male e lo chiamano ‘friulano’. Salvo pochissime eccezioni che si possono contare sulle dita di una mano sola, chiamano ‘friulano’ ciò che è un assortimento di informazioni delle più disparate sull’ambiente o sulle tradizioni del Friuli, e ciò che i vecchi programmi della scuola elementare e media concedevano comunque, senza bisogno di dover ricorrere ad una legge di tutela specifica per le minoranze. Non si fa insegnamento linguistico, come si dovrebbe fare; non si individuano e non si praticano obiettivi linguistici, nel percorso verso l’obiettivo finale alla fine del ciclo, che è il completo possesso delle abilità linguistiche di una lingua, né tanto meno si misura il raggiungimento di quegli obiettivi, se mai si dichiarano, con le verifiche che si dovrebbero usare per le attività linguistiche. Se si danno dei voti al ‘friulano’ sulle pagelle, essi sono del tutto vuoti di significato docimologico.  Se i soldi che arrivano alle scuole per il friulano non si impiegano per l’acquisto di materiale di segreteria, come si è fatto per anni quando provenivano direttamente dalla legge 482, si impiegano per compensare questo genere di insegnamento, che si fa con insegnanti volonterosi, là dove ci sono, ma messi in condizioni impraticabili per attuare un’educazione linguistica per la lingua friulana, oppure con insegnanti che si sono inseriti nell’apposito albo di competenza, perché hanno autocertificato una competenza che non hanno, per prendere qualche soldo in più dello stipendio che comunque ricevono. Da notare che la regione prevede  e concede questo assurdo genere di autocertificazione. C’è da chiedersi: perché? Questo si fa in generale, in nome del fatto che l’autonomia scolastica lascia alle scuole la facoltà di farlo. Come se l’autonomia scolastica non riguardasse solo gli aspetti organizzativi e metodologici per raggiungere gli obiettivi che comunque restano quelli imposti dalla legge, comuni a tutte le scuole. Potrebbero le scuole, invocando l’autonomia, scegliere di non svolgere o di svolgere parzialmente i programmi di matematica, di scienze o di storia? oppure, al contrario, è nella loro facoltà solo di scegliere come organizzarsi per raggiungere quegli obiettivi comuni? Vale dunque solo per la lingua minoritaria che l’autonomia scolastica concede alla scuole  di scegliere non solo il metodo di insegnamento della lingua, ma anche quali obiettivi raggiungere, o di non sceglierli affatto?
Questo è lo stato dell’imbroglio.

Dunque, sembrerebbe buona cosa che questa amministrazione regionale abbia dimagrito il già misero budget destinato alle scuole per la lingua friulana. Quasi un atto di moralizzazione dovuto. Sembrerebbe, ma non lo è. Non lo è perché l’istituzione regionale continua a ignorare l’essenza del problema della tutela scolastica, continua a fingere di non essere lei la principale responsabile dello stato delle cose nelle scuole, non solo perché non fornisce le risorse necessarie, ma soprattutto perché si è sottratta al compito di indicare obiettivi didattici univoci e adeguati per l’insegnamento del friulano, e di controllare con meccanismi ispettivi le attività scolastiche per il loro raggiungimento, di verificarne il raggiungimento. Non lo è perché è la regione stessa che favorisce questo stato di cose nelle scuole, non avendo voluto normare come avrebbe dovuto e potuto l’insegnamento linguistico del friulano, in un contesto di plurilinguismo avanzato, prendendo ispirazione dai migliori esempi europei. Non lo ha fatto per avere poi il pretesto di ridurre sempre di più l’impegno economico per questo settore, ed eliminare progressivamente ma inesorabilmente il fastidio di dover sostenere la tutela minoritaria nell’unico luogo dove potrebbe risultare veramente efficace per il mantenimento dell’identità linguistica, la scuola.

Il primo atto di sostanza dell’attuale amministrazione di centrosinistra per la tutela della lingua friulana, per il momento, si mostra in perfetta continuità con l’amministrazione precedente di centrodestra, e ne condivide il trend negativo.

Adriano Ceschia
 



4 commenti:

  1. DAL BLOG DI “EURO FURLAN”

    http://eurofurlan.wordpress.com/2013/11/28/lenghe-furlane-e-regjon-debora-fai-una-cosa-di-sinistra-una-cosa-di-civilta-una-cosa/


    TITUL: Lenghe furlane e Regjon: «Debora, fai una cosa di sinistra. Una cosa di civiltà. Una cosa…»

    November 28, 2013

    Si visaiso di Nanni Moretti, che tal film ‘Aprile’ al domandave a D’Alema: «Dì una cosa di sinistra. dì una cosa anche non di sinistra, di civiltà. Dì una cosa»?

    Une robe sù par jù compagne – ancje se in chest câs l’invît al è soredut a fâ e a movisi – e je stade fate ai 25 di Novembar de bande dal Comitât-Odbor-Komitaat-Comitato 482, che al ten dongje associazions e altris entitâts espressions des comunitâts furlane, slovene e gjermaniche dal Friûl.

    Intun incuintri public a Udin, al è stât presentât un document là che si marche che magari cussì no la gnove aministrazion regjonâl, almancul fint cumò, no à fat ancjemò nuie tal setôr de tutele des minorancis linguistichis – e in cheste suaze soredut in cont de comunitât di lenghe furlane – e che la sô azion e risulte pericolosamentri in continuitât cun chê di prime che in cinc agns e à maltratât lenghis e dirits linguistics.

    La tutele des minorancis linguisitichis e une azion serie metude in vore de bande de Regjon in chest setôr a son une robe impuartante, pe valorizazion de diversitât culturâl, pe garanzie di dirits di fonde e pe metude in vore di une strategjie di disvilup sociâl, economic e politic che e sedi inovative, sostignibile e democratiche.

    Al vignarès di dî: une robe di çampe, une robe di sest e une robe juste, in particolâr par cui che si declare progressist.

    Plui in gjenerâl, cheste e je une robe di civiltât e di democrazie che e varès di lâ plui innà des divisions tra partîts, coalizions e posizions ideologjichis, stant che e va daûr des previsions de Costituzion e dai indreçaments e dai principis che si cjatin a nivel internazionâl e european, che a son lis fondis di ispirazion de Leç statâl 482/1999 su la tutele des minorancis linguistichis e de Leç regjonâl 29/2007 che e tocje in particolâr la lenghe furlane.

    La tutele des minorancis linguistichis e une azion serie de bande de Regjon in chest setôr a son, par dutis chestis resons, une robe impuartantone pe Regjon autonome Friûl-VJ e par cui che le governe, massime cumò: parcè che tai ultins agns cheste, che e je la fonde de autonomie regjonâl e soredut la finalitât di fonde de sô metude in vore, e je stade sbeleade e e je lade al mancul; parcè che, stant che no ven difindude e soredut no ven praticade dal interni, la autonomie speciâl e je menaçade a fuart dal difûr, cemût che si viôt sù par jù ogni dì; parcè che de gnove aministrazion regjonâl si spietâvisi un ategjament diferent, miôr di chel di chê di prime, ancje daûr des cjoltis di posizion che si vevin palesadis vie pe campagne eletorâl e ancjemò plui indaûr tal timp, cemût che si lei achì.

    Cussì, il document fat indenant de bande dal Comitât-Odbor-Komitaat-Comitato 482 si à di leilu e si à di tignî cont dai siei contignûts, par vie de sô serietât e dal so jessi precîs e fondât su fats, numars e altris dâts concrets.

    Cun di fat, cuant che al denuncie l’imobilisim de Regjon, cuant che al mostre che cui che al comande a Triest e sul Friûl nol à fat nuie o che se al à fat alc al à fat alc di negatîf, tal merit e tal metodi, cu la modifiche in piês de part de Leç regjonâl 29/2007 in cont des televisions intant des variazions di belanç dal mês di Lui, cuant che al mostre la prospetive positive de metude adun di un sisteme scolastic plurilengâl e di cualitât par ducj e cuant che al marche che chê dai tais e de mancjance di strategjie in chest setôr e je une politiche suicide, no lu fâs par fâ polemiche e par vuadagnâ cualchi titul sui gjornâi. Il Comitât-Odbor-Komitaat-Comitato 482 al domande ae politiche di fâ politiche pardabon: di lavorâ pe ‘polis’, pe int, pai dirits di ducj. Parcè che la tutele des minorancis – e i furlans a son tancj, ma propit par chest a son ancjemò plui minorizâts – e zove ancje a cui che al fâs part de maiorance.

    (CONTINUA)

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  2. DAL BLOG DI “EURO FURLAN”

    http://eurofurlan.wordpress.com/2013/11/28/lenghe-furlane-e-regjon-debora-fai-una-cosa-di-sinistra-una-cosa-di-civilta-una-cosa/


    TITUL: Lenghe furlane e Regjon: «Debora, fai una cosa di sinistra. Una cosa di civiltà. Una cosa…»

    November 28, 2013

    (SECONDE E ULTIME PART)

    Par chest, al covente che cui che al comande a Triest e sul Friûl al lei, al scolti e si movi. Al covente che al mostri di vê let, di vê scoltât e di vê capît.

    Cun dut che no je dome une cuistion di bêçs, ma ancje di strategjie e di prospetive in cont di ûs e insegnament dal furlan te scuelis, di educazion plurilengâl, di ûs de lenghe furlane tai media e in ducj i ambits de vite di ogni dì, di valorizazion des profesionalitât e des competencis di cui che al lavore ben in chest setôr dai puescj di vore che a son za e di formazion e di creazion di professionalitâts gnovis pal avignî, al covente fat alc daurman.

    Duncje, se cuant che e vignarà fate buine la finanziarie pal 2014, i bêçs pe lenghe furlane a cressaran de cuote di cumò che e rive a pene al 0,02% di dut il belanç de Regjon, al vûl dî che al vignarà fat alc: alc di çampe, alc di democratic, alc di sest.

    Il document dal Comitât-Odbor-Komitaat-Comitato 482 si pues leilu e discjamâlu achì:

    http://com482.altervista.org/comunicats/comst13_06_it.pdf.
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  3. BLOG “LIDRÎS E BUTUI” di Turin

    TITUL - Il biel dal Friûl e il brut de cuote 0,02 %

    Posted on 30/11/2013 by euleb

    http://lidrisebutui.wordpress.com/2013/11/30/il-biel-dal-friul-e-il-brut-de-cuote-002/

    (…) La cronache di chescj dîs nus conte ancje di un Friûl che al resist, che al scuen scombati e che al è menaçât. Cun di fat, di ce che o sintìn ator, ancje chest an par viodi la lenghe furlane tes scuelis, insegnade e doprade intune maniere normâl o almancul decente, al coventarà clamâ “Chi l’ha visto?”, cun dut des leçs di tutele e dai dirits formalmentri ricognossûts.

    Chês stessis leçs e chei stes dirits a restin dome su la cjarte e magari a riscjin di disparî ancje di li. Lu fâs savê il Comitât-Odbor-Komitaat-Comitato 482, che al ten dongje associazions e altris entitâts espressions des comunitâts furlane, slovene e gjermaniche dal Friûl, che cualchi dì indaûr al à dât fûr un document plen di dâts e di elements obietîfs che al fâs vignî i sgrisui.

    Di chel test (che si pues leilu achì) al salte fûr che par cumò la gnove aministrazion regjonâl no à fat ancjemò nuie tal setôr de tutele des minorancis linguistichis e che, cun dut che si spietavisi un cambiament positîf de bande sô, chê stesse e agjìs pericolosamentri in continuitât cun chê di prime che in cinc agns e à maltratât lenghis e dirits linguistics e in particolâr i à fat cuintri ae lenghe furlane.

    E salte fûr une mancjance di cussience, di cognossince e duncje di strategjie, che si palese intun dât che di bessôl al lasse scaturîts: se nol cambie alc dopo de iniziative dal Comitât-Odbor-Komitaat-Comitato 482, te finanziarie regjonâl pal 2014 la cuote dal belanç de Regjon destinade pe lenghe furlane e sarà dome dal 0,02%.

    In cont di cheste situazion si pues lei alc di plui ancje achì e achì.

    Al è ben jessi informâts e stâ in vuaite. A pro dal Friûl biel di viodi e di scoltâ di cumò, che al cjante e al sune il mont e pal mont. A pro di un Friûl di vivi e di vê alc a ce fâ cun lui cumò e ancje pal avignî.
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  4. Da non dimenticare, nella lettura della grave situazione della tutela della lingua friulana a scuola, la grandissima responsabilità dei sindacati scuola, in primis la CGIL del triestino Franco Belci, sempre in prima linea contro la tutela della nostra lingua.

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